20 anni in compagnia del Mistero dei Monti: una ricorrenza così importante non poteva certo passare sotto traccia. Quindi, eccomi anche quest’anno pronto a parlarvi di un paio di appuntamenti del Festival culturale di Madonna di Campiglio, iniziato venerdì 5 Agosto e terminato domenica 14.
“Cime contese” l’evento che nel pomeriggio di martedì 9 nella Sala della Cultura ha visto protagonisti la scrittrice Raffaella Ranise, che presentava il suo ultimo libro “Gli Asburgo. Da Sissi a Zita”, e lo storico locale Paolo Bisti, profondo conoscitore della storia di Campiglio. I due relatori, sono stati introdotti dall’organizzatrice della manifestazione, Roberta Bonazza, che ha fornito la spiegazione del titolo: “… “Cime contese”, perché ricorrono i 150 anni dalla fondazione della S.A.T (Società Alpina del Trentino), nata proprio qui a Campiglio nel 1872 per volontà di uomini filo italiani in un territorio austro-ungarico. Non facile per loro fare una scelta di pensiero e azione nei confronti della montagna, sapendo che avevano ostili le dimensioni del potere. Interessante, perciò, entrare nella storia degli avvenimenti con chi li conosce, Bisti, che da anni conduce un lavoro importante di ricerca storica su vari aspetti di questa rinomata località. Raffaella Ranise, invece, ci guiderà nel mondo degli Asburgo, al centro del quale sta a pieno diritto la figura di Sissi, donna dai mille volti, per i suoi atteggiamenti e per le sue idee avanti nel tempo…Il ritratto della principessa che la scrittrice ci offrirà verrà delineato con grande sensibilità e attenzione che le hanno permesso di cogliere ogni sfumatura.”
Preferisco invertire l’ordine degli interventi e partire dalla scrittrice, non solo per una forma di gentilezza verso il genere femminile, ma anche perché vengo in queste zone da una vita (e non è un’iperbole!) e ho seguito fin da liceale gli eventi culturali che venivano proposti. Ho visitato, proprio con la guida di Bisti, sia il salone Hofer che la Chiesa di Santa Maria Antica… quindi ho già riportato negli scorsi anni notizie in merito alla storia di Campiglio. Non me ne voglia perciò Paolo, se do la parola per prima a Raffaella Ranise che, come ho scritto sui miei profili social, ha parlato dei mille volti di Sissi, andando oltre a ciò che ci è stato mostrato dai film a lei dedicati.
“In una sera d’estate del 1853, anche un organizzatore pragmatico come Francesco Giuseppe resta vittima del classico(plebeo?!) colpo di fulmine e s’innamora di questa fanciulla, la cui mamma sosteneva fosse priva di attrattiva.” Ma Elisabetta da bruco era destinata a diventare presto farfalla, tanto che sarà definita “ la donna più bella del mondo”.
“Ma perché Sissi piace tanto ancora oggi”, le chiede subito Bisti.
“Sissi piace tanto anche oggi perché era una donna per certi versi moderna…Voglio ricordare che non era figlia di un Re, perciò per sposare Francesco Giuseppe venne passata al setaccio e dovette sottostare a regole anche pesanti. “Lo amerei se non fosse imperatore”: questa la sua prima affermazione dopo che fu chiesta in sposa, un pensiero che ci fa capire quanto diversa fosse questa ragazzina dalle coetanee del suo tempo. Così successe che nella coppia reale, che comunque provava una grande attrazione fisica reciproca, si scontravano due mentalità diverse: da un lato il perfetto burocrate dell’Impero, dall’altro una ragazza sensibile e fragile.” Come accade a ciascuno di noi, anche la vita della Principessa fu segnata da eventi tragici. Spiega la scrittrice: “Il primo dramma è rappresentato dalla morte della figlia Sofia: Sissi era una donna che si stava ancora affermando, si muoveva in continuazione e sceglieva di portare le figlie in viaggio, perciò provò un grande senso di colpa quando la figlia si ammalò e morì, anche perché la suocera, fredda davanti al suo dolore di madre, la definì immatura. E poi c’era la presenza delle contesse, donne che tenevano compagnia a Giuseppe quando lei era via… Anni questi molto difficili per Elisabetta, nonostante la nascita di Rodolfo, l’erede maschio destinato al trono.”
Ranise tratteggia la figura complicata della principessa, entrando in punta di piedi con grande sensibilità nelle pieghe del suo carattere: “ Era una donna insicura e ossessionata dal raffronto con le altre, odiava gli sguardi curiosi, quelli che la spiavano continuamente come fanno oggi i paparazzi. Questo la portò ben presto a intraprendere diete disordinate, a scrutare ogni segno di invecchiamento, fino a decidere di celare il suo bel volto con una veletta. Anche se è giusto dire che ogni volta, dopo aver toccato il fondo, Sissi trovava il modo di risalire e con i viaggi acquistava maggior consapevolezza di sé stessa”
Elisabetta, non va dimenticato, ebbe un ruolo importante nell’educazione del figlio Rodolfo, il quale “Assomigliava alla madre per il carattere molto sensibile e non particolarmente forte fisicamente. Io penso– sottolinea la scrittrice- sia qualcosa di straordinario il fatto che Francesco Giuseppe abbia accettato che Elisabetta prendesse in carico l’educazione dell’erede al trono, permettendole di affidarlo alla guida di professori con un’impronta più umanistica che fece di lui un grande letterato. Così, nel progresso che caratterizzò Vienna con l’esposizione universale nel 1872, la figura che brillò era quella di Rodolfo, grande oratore.”
La scrittrice sottolinea, poi, come sia sbagliato credere che Sissi non si fosse interessata di politica: “La questione ungherese era fondamentale: lei aveva capito l’importanza di avere un legame con l’Ungheria e nel 1867, infatti, riuscì a far proclamare suo marito Re d’Ungheria.”
“Gli anni che stanno a cavallo delle sue visita a Campiglio (1889, 1894), costituiscono la parte più amara della sua vita: il lutto per la tragedia di Mayerling la portò a chiudersi definitivamente a qualsiasi stimolo esterno. Mi sarebbe piaciuto vederla più attiva, dato che in quegli anni aveva avuto inizio il processo di affermazione delle donne e altre sovrane si erano adoperate per la causa femminile, ma ormai Elisabetta era chiusa in sé stessa, estraniata dalla realtà. La sua fine avvenne sul lago di Ginevra rapidamente, in un soffio, nel modo da lei desiderato, terrorizzata com’era dalla decadenza fisica.”
Ma allora, chi era Sissi? “Dal mio punto di vista, Sissi era una donna che definirei tutto sommato moderna, complicata e con una personalità difficile da comprendere fino in fondo. Comunque, non c’è dubbio che credesse nella corona e nel ruolo rivestito da Francesco Giuseppe, cui ha saputo dare, a modo suo, un contributo che non è giusto ignorare o sottovalutare.”
Una figura senz’altro carismatica che ha attraversato la storia consapevole del suo ruolo e, forse proprio per questo, in lotta con il suo io più vero; una principessa che molti trovano simile a Diana, vuoi per l’infelicità del matrimonio, per l’inserimento nel rigido protocollo delle corti, l’ostilità delle suocere, i tradimenti dei consorti, l’amore per i figli, la tragica fine… Ho chiesto, al termine dell’evento, alla scrittrice cosa ne pensa: “Per certi aspetti, c’è una somiglianza fra Sissi e Diana, ma anche una profonda differenza: Diana ha dato molto da un punto di vista umanitario, Sissi invece si è ripiegata su se stessa, ignorando le nuove istanze che il mondo cominciava a portare avanti…”
Paolo Bisti aveva aperto la strada alla narrazione della Ranise, ripercorrendo con grande chiarezza la storia di Campiglio fin dalla sua nascita nel XII secolo, quando fu costruito l’ospedale, inteso come struttura monastica di accoglienza, di passo Santa Maria in Campiglio. Nella sua narrazione Bisti si è avvalso della proiezione di immagini di grande valore storico, ma oggi rare, perché “nel 1915 i gendarmi austriaci fecero irruzione nella casa di Battista Unterveger, il primo importante fotografo del Trentino, irredentista, e di duemila tra lastre e fotografie ne furono distrutte 1900 circa!”
La prima fase della storia campigliana va appunto dal 1195 al 1562 quando il Monastero della Madonna di Campei fu soppresso. La seconda inizia nel 1868: a Campiglio si incontrano (scontrano!) gli animi filo italiani e quelli filotedeschi. In questi anni domina la figura di Giovanni Battista Righi che nel 1872 trasformò i resti del monastero nel nuovo Stabilimento Alpino, il primo albergo moderno della località. Qui Righi, di sentimenti fortemente irredentisti, ospitò il primo grande evento: la fondazione della S.A.T : “Questa è una terra di confine ed è rimasta a lungo uno dei principali teatri del confronto. La fondazione della SAT e la presenza dell’Impero rappresentano due capitoli dello stesso libro che si arricchiscono a vicenda…La S.A.T inizialmente doveva chiamarsi Club Alpino del Sarca, ma poi la presenza di delegati da altre zone ha portato a scegliere una denominazione inclusiva di tutta la Provincia.”. Lo storico fa una considerazione molto brillante: “ La S.A.T rappresentò una prima presa di coscienza dei trentini verso la montagna, seguendo l’esempio di altre istituzioni europee. I protagonisti principali furono Prospero Marchetti, podestà di Arco fondatore e primo presidente, e Nepomuceno Bolognini di Pinzolo, ufficiale garibaldino, etnografo e primo vice Presidente…. Chiaramente anti-austriaca, fu subita a rischio chiusura e il pretesto giusto (pubblicazione di uno scritto palesemente irredentista) arrivò nel 1886, ma la società rinacque subito l’anno dopo con l’attuale nome Società degli Alpinisti Tridentini. L’italianità del Brenta venne affermata con la dedica di una cima a Quintino Sella e l’anno dopo il battesimo di Cima Margherita dedicata alla Regina. La costruzione di rifugi e l’intitolazione di cime furono terreno di aspro scontro tra italiani e austro-tedeschi.”
Ma queste erano terre degli Asburgo, per cui al breve periodo del coraggioso imprenditore rendenese, fece seguito la fase della “Campiglio asburgica” con Franz Joseph Oesterreicher: “E’ lui il protagonista di quegli anni, un personaggio particolare in quanto una leggenda lo voleva figlio illegittimo dell’Imperatore. Tanto fu filo italiana la Campiglio di Righi, tanto fu filo asburgica quella dell’ Oesterreicher. In comune ebbero sia la passione per Campiglio, come anche i tanti debiti contratti per la realizzazione dei loro progetti. Nel 1886 lo stabilimento di Righi diventò Grand Hotel Des Alpes e con lui arrivarono i primi ospiti coronati, mentre ill primo personaggio della corte di Vienna a raggiungere Campiglio fu l’Arciduca Alberto, principe Imperiale e generale dell’esercito. In uno dei suoi soggiorni gli è stato dedicato un sentiero, quello dell’Arciduca che va da Palù a Vallesinella. Purtroppo sono rimaste ben poche testimonianze di quell’epoca, una è il finestrone di sinistra della Chiesa di Santa Maria antica, donato da lui. Leggenda vuole che l’episodio raffigurato, San Giorgio che uccide il drago, fosse un’allusione alle vittorie austriache contro l’Italia.”
Ed ecco che si arriva a parlare di Sissi: “Probabilmente è stato proprio l’Arciduca a suggerirle Campiglio, dove soggiornò per due volte: nella prima del 1889 amava salire sullo Spinale ad ascoltare letture di greco ed era accompagnata da una delle figlie, Valeria, cui fu dedicata la Cima Grostè. La seconda visita, del 1894 con Cecco Beppe, fu molto più ufficiale con maggiori cronache: si fermò un mese e fu raggiunta dall’Imperatore. Fu un momento unico per Campiglio; l’Imperatore arrivò qui nonostante la contrarietà della corte, compresa la stessa Sissi in apprensione per la vicinanza al Regno d’Italia. Il viaggio, infatti, avveniva in un momento di forti rivendicazioni autonomiste in Trentino. A Campiglio trascorsero dieci giorni e l’Imperatore si dichiarò soddisfattissimo, nonostante il maltempo, come si può leggere nelle lettere originali su carta intestata indirizzate a Katharina Schratt, conservate nella Biblioteca Nazionale a Vienna. Leggendole, ho scoperto che il Lago delle Malghette era il posto preferito di Sissi e che, come dei normali turisti, la coppia reale faceva passeggiate, escursioni e andava a Messa. Le prime ore della giornata Francesco Giuseppe le dedicava anche qui al lavoro, infatti due leggi dell’impero furono promulgate proprio da Campiglio.”
Dopo questi due personaggi, così diversi, ma per certi versi così simili, Campiglio visse il suo primo boom turistico e edilizio e diventò una delle mete più gettonate. Tutto o quasi era d’impronta tedesca e il paese, che amava distinguersi, aveva per esempio tutte le case di colore giallo ( colore di cui oggi si trova traccia solo nel Des Alpes). Era comunque rimasto uno spiraglio d’italianità: gli eredi di Righi erano riusciti a tenere un albergo e lo chiamarono Dante Alighieri, una palese rivendicazione dell’italianità del Trentino.”
C’è però un triste fatto che non può essere taciuto. “L’episodio della demolizione della chiesa resta il momento più difficile di quell’epoca. L’ Oesterreicher sin da subito ebbe il problema di ingrandire il suo Des Alpes, composto da due parti con in mezzo l’antica chiesa. La soluzione trovata fu drastica: demolire la chiesa e collegare le due parti con quello che oggi è il Salone Hofer e la decisione fu portata avanti pur se tra mille polemiche. E oggi Campiglio vanta due gioielli: il salone Hofer e chiesetta di Santa Maria Antica, costruita al posto dell’edificio demolito, che rappresenta uno scrigno di ricordi del paese con i dettagli lignei donati dall’Imperatore.”
Riguardo alla quotidianità, Bisti spiega: “Presto cominciarono ad arrivare le prime automobili, erano frequenti le escursioni, i servizi forniti dalle malghe e l’abbigliamento era di un certo livello. La popolazione della Rendena assisteva non senza perplessità e a prender posizione fu anche Cesare Battisti… E nel 1912 l’inaugurazione del monumento a Righi fu un momento di rivendicazione dell’italianità di Campiglio.
Oggi Franz Joseph Oesterreicher è ricordato molto meno di Righi, cui è stata dedicata la piazza principale, intitolato l’edificio scolastico, posto il busto all’ingresso dell’APT e un capitello in località Colarin, dove morì. L’unico segno che ricorda Franz Joseph è una piccola targa con parole di gratitudine per il suo operato a Campiglio fatta realizzare, non si sa in che occasione, dal comune di Pinzolo. Una targa che pochissimi sanno dove si trova: sull’angolo tra a parete meridionale e quella occidentale del Salone Hofer.”
Paolo Bisti, cedendo la parola alla Ranise, chiudeva il suo interevento con un immagine suggestiva: Sissi sulla neve di una Campiglio dei nostri giorni…perché lei “torna” qui ogni anno nei giorni del Carnevale Asburgico quando, insieme a Francesco Giuseppe, l’attraversa fra ali di turisti.
Per chiudere il cerchio, manca un accenno importante alla S.A.T. che tornò in attività a Campiglio redenta per celebrare nel 1922 i cinquant’anni dalla nascita. Quest’estate 2022 celebra con grande orgoglio il suo centocinquantesimo anniversario. Come ho già ricordato, era nata il 2 Settembre 1872 con lo scopo di promuovere la conoscenza delle montagne trentine e lo sviluppo turistico delle vallate attraverso la costruzione di rifugi, la realizzazione di sentieri, la formazione e l’organizzazione delle guide alpine… Numerosi e importanti i momenti previsti: da visitare la mostra “Alba della SAT”, inaugurata il 6 Agosto e aperta fino al 4 Settembre (dal 10 settembre al 30 Ottobre sarà trasferita presso la sede SAT di Arco). Il 2 e 3 Settembre è in programma la “Festa di compleanno.” Per notizie più dettagliate e il programma completo, consultate il sito dell’APT Madonna di Campiglio e quello della SAT.
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