Ve lo confesso: per quanto in famiglia si sia molto attenti alle informazioni che fanno conoscere belle realtà che si occupano degli ultimi, del CUAMM – Medici con l’Africa non conoscevo proprio l’esistenza. Ma vi dirò di più: se non fosse stato per l’insistenza della mamma attirata, per la verità, dalla presenza di Diamante D’Alessio, ex direttrice del settimanale Io Donna (gennaio 2010 – febbraio 2018) che lei aveva seguito con tanto interesse e di cui sentiva nostalgia, forse all’incontro svoltosi a metà Agosto in piazza Sissi a Madonna di Campiglio, non ci sarei andato. Il pomeriggio non era certo dei migliori, uno dei rari temporali dell’estate scorsa era in arrivo, ma la sua fermezza aveva già portato a garantirsi posti a sedere con l’aiuto della nostra amica Elena, mitica libraia della cartolibreria Feltracco di Campiglio. Lunga introduzione? So molto bene che non si dovrebbe fare, ma vorrei trasmettervi un po’ di curiosità e desiderio di partecipare alla mia scoperta.
Protagonisti dell’evento di presentazione del libro “Quello che possiamo imparare in Africa” sono stati Don Dante Carraro (autore e direttore dell’associazione) e la giornalista di Avvenire Fausta Slanzi. Ha moderato l’incontro con grande capacità comunicativa la giornalista Diamante d’Alessio che ha, prima di tutto, espresso la sua soddisfazione e la consapevolezza di avere fatto la scelta giusta: “Volevo che don Dante conoscesse questi posti meravigliosi e al contempo portarlo dove è meno conosciuto il CUAMM. Ringrazio moltissimo il comune di Pinzolo e l’Azienda per il Turismo che ci ospita.”
A far gli onori di casa ci ha pensato il presidente dell’ApT, Tullio Serafini: “Ringrazio Don Carraro perché queste iniziative per noi sono molto significative. Quando le persone sono in vacanza, sono più predisposte a rispondere a sollecitazioni importanti, quindi ben venga questo tipo di incontri a cui noi teniamo molto. Ieri è stata la festa di Maria Assunta, la nostra festa, celebrata con l’ex Arcivescovo di Trento, Monsignor Bressan, del quale mi prendo un detto: “ Si deve passare dal lamento al rammendo ed è importante con ago e filo riuscire a cucire certe lacerazioni. Il CUUAM ce lo può insegnare. Spero possa trovare qui svago ma anche sostegno. Anch’io ringrazio Comune e Pro Loco.”
Ha ripreso la parola la moderatrice D’Alessio entrando in medias res: “Partiamo dal nostro nome: vorrei che spiegassi cos’è esattamente, per chi non lo conosce, il CUAMM che ha ventitré ospedali in otto Paesi (Angola, Etiopia, Mozambico, Tanzania, Sierra Leone, Sud Sudan, Uganda e Repubblica centrafricana) dove la salute non è scontata. Questo libro vuole spiegare che la salute o è un bene comune o non c’è, vorrei quindi che spiegassi cosa fa il CUAMM…”.
Don Dante, la felicità che gli brillava non solo sulle labbra, ma anche, anzi soprattutto, nello sguardo ha volentieri presentato la realtà del CUUAM “L’acronimo sta per Collegio Universitario Aspiranti Medici Missionari, difficilissimo anche da tradurre, quindi abbiamo deciso di semplificarlo con Medici con l’Africa. Siamo per la maggior parte operatori sanitari, ma abbiamo anche amministrativi, considerato che i progetti vanno gestiti bene, e logisti perché, se un condizionatore in sala operatoria non funziona, non si riesce a fare ciò che si ha in mente. Il numero dei primi attualmente è poco meno di quattromila, di cui il dieci per cento italiani, gli altri africani.” Don Carraro spiega questo dato che davvero fa la differenza sul loro modo di operare: “Abbiamo scelto l’Africa Sud Sahariana, composta da Paesi fragili con problemi anche dal punto di vista istituzionale e il nostro approccio consiste nel fatto che non vogliamo essere per l’Africa ma con loro, ci mettiamo di lato, insieme a loro si soffre, si patisce, si affrontano i problemi. Questo è il senso del nostro nome…Siamo partiti dall’Uganda nel 1958 e abbiamo fatto molta formazione di personale locale. Adesso questo è un Paese che è cresciuto, che sta bene, molto meglio del Sud Sudan o dell’Etiopia della cui salute si occupa. Questa cosa va raccontata, perché esiste un’Africa che aiuta l’Africa, che si tira su le maniche.”
Diamante D’Alessio ha posto quindi una domanda personale a Don Dante: “Il libro si apre con due citazioni, il giuramento di Ippocrate e la frase evangelica di Matteo andate e curate i malati. Sono il combinato di quello che sei tu, Don Dante, che prima ti sei laureato in Medicina e poi hai deciso di prendere i voti. Come convivono queste due citazioni in te?” “Mi verrebbe da dire che una potenzia l’altra, la mia vocazione è nata prima di tutto quando ho deciso di iscrivermi a medicina perché mi pareva fosse un bel modo per essere vicino a chi ha bisogno. Devo dire che mi sono appassionato, sono un cardiologo, credo che la medicina sia bellissima perché infinita e perché appunto sei vicino alle persone che soffrono. Mi pareva, però, che non fosse sufficiente, sentivo che non mi bastava.” Don Dante ha continuato facendo esempi concreti: “In Etiopia ho affrontato il primo ospedale in mezzo a situazioni inimmaginabili, ma l’esser medico potenziava la fede che mi spingeva a star là… Un regalo del Signore che mi ha fatto comprendere che la mia umanità nell’essere prete è il turbo che mobilita la mia vita quotidiana e ringrazio Dio di questo, perché lo reputo un grande dono.”
La moderatrice ha spiegato: “ Don Dante oggi è aiutato da incredibili figure che decidono di partite senza sapere cosa li aspetta. Dovete sapere che il CUAMM è molto diverso da Emergency che parte sulle emergenze, mentre il nostro Medici con l’Africa si impegna ad affrontarle, e quando va, resta.” E invita Don Dante a spiegare meglio. “Anche la gente africana chiede ma tu cosa sei venuto a fare.. sei venuto davvero per starci vicino? E noi in Uganda adesso stiamo continuando a lavorare, certo in maniera diversa dal 1958, ma ci continuiamo a stare. In Mozambico arriviamo nel 1978, poi un ciclone spazza via tutto e allora cosa fai? Noi di CUUAM ricostruiamo con loro, sentiamo la fatica come loro, condividiamo la disperazione dei primi momenti, ma anche la gioia del ricostruire, del dire ci diamo da fare insieme, vogliamo ricostruire, ad esempio, la neonatologia inaugurata poco tempo prima… E gli aiuti non mancano mai: ci sono, ad esempio, due fratelli imprenditori veneti che ci hanno aiutato moltissimo a riabilitare un ospedale in Sierra Leone… E poi, c’è stato il momento in cui molti ospedali venivano chiusi per l’ebola perché i sanitari avevano paura e si è trattato di decidere cosa fare. Era rimasto un unico medico, il direttore dell’ospedale, ci siamo seduti attorno ad un tavolo per capire come andare avanti. Lui mi manifestò apertamente la sua paura ma “Don Dante, se voi rimanete, anche noi rimaniamo.” Abbiamo deciso di rimanere e questo patto di alleanza ha fatto sì che il distretto venisse in seguito dichiarato libero da ebola.” Don Dante è visibilmente commosso e deve ammettere “Faccio fatica a parlarne, perché sono stati momenti intensissimi.”
All’affermazione della D’Alessio “la lezione dell’ebola sta servendo oggi per il Covid”, Don Dante conferma: “Il covid in Africa sta crescendo, sono presenti le varianti e i Paesi africani riescono a difendersi in malo modo, perché ci sono pochissime protezioni… La vaccinazione è importantissima e per questo abbiamo lanciato una campagna a supporto. Io sono convinto di una cosa: la ricchezza grande che mi porto dentro sta proprio in quel con che caratterizza il nostro nome che è diventato la forza l’uno dell’altro. E ecco perché siamo tanto gelosi di quel con l’Africa: insieme costruiamo e insieme troviamo il coraggio di affrontare anche le sfide più difficili”
A questo punto la D’Alessio ha coinvolto, presentandola, la collega Slanzi: “Esperta di montagna, ha un incarico presso la Provincia Autonoma di Trento. Ti chiedo: che collegamento vedi fra il CUUAM e la montagna?” La giornalista ha iniziato con un riconoscimento all’operato di Don Dante e dei suoi: “…mi piacerebbe soffermare l’attenzione dei presenti sul loro patto di alleanza che traduco in solidarietà come prassi. In prima fila ci sono gli operatori del CUAMM, e chapeau a loro che sono fin troppo solidali da decidere di partire lasciando un mondo dove si vive fin troppo bene e stanno lì, con,appunto! Devono, perciò, avere tutto il nostro rispetto ed aiuto, anche economico da chi ne ha le possibilità, ma sottolineo, il rispetto, perché fanno una cosa che dovremmo far tutti”. Ha, quindi, risposto alla domanda: “Direi che è il modus operandi che si ricollega alla montagna e ai suoi valori di un tempo: il CUAMM ha settant’anni e quando è nato in montagna la gente era povera, molto povera e la solidarietà era appunto una prassi, quasi un obbligo: uno si sentiva in dovere di esserlo. Oggi, però, ci siamo dimenticati di quella realtà, perché viviamo benissimo e rincorriamo il superfluo. Madonna di Campiglio rientra nella comunità “Regole di Spinale e Manez” che riconoscono da sempre la solidarietà come una prassi, convinti che essa debba essere per tutti, ma ora la stiamo perdendo, distratti da tanto benessere che ci fa dimenticare chi non ha nulla. La ricchezza delle tante persone che usano ancora la solidarietà come prassi di vita andando in Africa, con e non per (sono due preposizioni semplici, ma c’è differenza!) è una cosa cui tutti dobbiamo dire grazie.”
Diamante ha toccato poi un altro principio guida dell’opera di Don Dante: “Un’altra frase a te cara è Aiutiamoli a casa loro che però intendi in modo diverso da Salvini, cioè facciamolo sul serio!” Don Dante chiarisce: “E’ la prima cosa che ci chiedono i giovani di quei Paesi, poter esser protagonisti a casa. Per forza la gente scappa: quando non ha un minimo di prospettiva, cerca soluzioni altrove, ma quando gliele dai e le valorizzi, diventa una festa. Fosse vero aiutiamoli a casa loro, sarebbe la soluzione!”
La moderatrice ha fatto una richiesta all’interlocutore: “Raccontiamo la storia di Giovanni Dall’Oglio e di come essere medico per il CUAMM in quei luoghi sia diverso: bisogna inventarsi metodi per coinvolgere la popolazione, riuscire a guadagnarsi la fiducia delle donne… ci sono medici straordinari anche dotati di un carisma eccezionale e lui è uno di questi, un signore che non ha paura di niente, riesce ad arrivare nei luoghi più incredibili e a convincere le donne a partorire in ospedale.” “È vero– dice Don Dante- ha chiamato a raccolta le donne e ha fatto sentire il battito del cuore di un feto. Le donne hanno cominciato a battere le mani applaudendo. Ma non bastava aver coinvolto loro, bisognava convincere un’intera comunità, i suoi capi, gli uomini… Abbiamo riabilitato un ospedale, ma i primi sei mesi è rimasto vuoto, perché la gente deve fidarsi, devi fare con loro un patto vero, vuole sapere se fai parte della loro vita. Allora, abbiamo cambiato strategia e siamo andati nei villaggi e pian piano l’opera di convincimento ha funzionato, tanto che l’anno scorso ci sono stati 1600 parti in ospedale! Quando vedi che la gente si fida, diventa bello condividere un obiettivo raggiunto e dividerne con loro il merito. “
La moderatrice ha proseguito: “Tre parole fondamentali: rispetto, fiducia e trasparenza. Ho il privilegio di sedere nel CdA di CUAMM. Nel 2019 abbiamo gestito fondi per 43 milioni dei quali sente il dovere di rendere conto. Come? “ E don Dante risponde: “La trasparenza è fondamentale e il come lo apprendiamo da chi c’è stato prima di noi. A fondare l’Ente fu Francesco Canova, un medico di Schio, figlio di operai che, venuto a Padova, si laureò in medicina nel 1933 e due anni dopo partì per un Paese povero. Al ritorno, nel 1947,convinse il vescovo di Padova, e fondò il nostro Ente nel 1950. Lui aveva potuto studiare perché si era guadagnato la borsa di studio ed è lo stesso atteggiamento che tentiamo di avere noi. Noi dobbiamo guadagnarci la fiducia di chi ci sostiene mostrando risultati concreti. Ecco perché è importante dare conto, anche in termini numerici, di quello che facciamo. I numeri fanno riferimento a vite salvate, a persone formate.” Ha aggiunto: “Abbiamo fatto un grande investimento sui giovani specializzandi, grazie alla collaborazione con trentanove sedi universitarie e quasi trecento di loro sono partiti per un semestre in uno dei ventitré ospedali in cui stiamo operando.”
A conclusione, ha ripreso la parola Fausta Slanzi: “L’esempio è sempre fondamentale, sono anche convinta che quello che il CUAMM dà rimanendo in Africa abbia un valore enorme, sia eccezionale.” Il medico sacerdote ringrazia: “La cosa, comunque, è reciproca, anche noi riceviamo tanto, esempi che non dimentichi più.”
Alla fine, mentre un violento temporale si abbatteva su Campiglio e i saluti finali, i presenti hanno preso d’assalto il buon Luciano Feltracco pronto con il libro che tutti poi volevano far autografare da Don Dante. Sapete cosa invece ha fatto mia madre? Con il suo libro in mano si è presentata a Diamante D’Alessio e la prima dedica l’ha chiesta proprio a lei. Da lì è nato un piacevole siparietto che ha coinvolto anche Don Dante e che è stato immortalato da un paio di foto che sarà molto difficile mia madre mi conceda di pubblicare ( così è stato)! Comunque, la tenacia di mia madre ci ha portato a conoscere il CUAMM, una realtà davvero bella e che merita di esser sostenuta.
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