Il festival culturale Mistero dei Monti, che si svolge a Madonna di Campiglio da 18 anni, è riuscito ad essere più forte del coronavirus e, pur rimaneggiato per necessità e per rispettare le regole anti Covid 19, si è tenuto dall’ 1 al 13 dello scorso mese.
Mario Tozzi, 1 Agosto 2020 “Uomo sapiens. Pianeta dolens.”
Il primo appuntamento, cui ho partecipato, ha visto l’intervento di Mario Tozzi, geologo e divulgatore scientifico, famoso per le sue presenze in RAI e per gli articoli che scrive su La Stampa. All’illustre ospite il compito di portare i presenti “ dentro il fondale più ampio e complesso della convivenza tra i viventi sul pianeta Terra”.
Il ricercatore è stato introdotto da Tullio Serafini, presidente dell’APT Madonna di Campiglio Pinzolo Val Rendena, con queste parole: “ È un’estate particolare, nella quale abbiamo dovuto sospendere e modificare il calendario degli eventi con un po’di dispiacere degli organizzatori. Il nostro festival non poteva però mancare, l’abbiamo voluto con grande convinzione e per questo un sentito ringraziamento va a Giacomo e Roberta Bonazza, gli ideatori.” Ha, quindi, continuato ricordando una ricorrenza importante: “Proprio quest’anno, tra l’altro, il mistero dei monti diventa maggiorenne; negli anni abbiamo ospitato tanti personaggi di spessore perciò oggi siamo orgogliosi che Mario Tozzi abbia accettato il nostro invito. I temi affrontati hanno sempre portato a importanti riflessioni e così accadrà anche con quello scelto quest’anno, L’arte della discesa. Fluitazioni ”
E’ spettato, come sempre, a Giacomo Bonazza entrare nel merito del tema di quest’edizione: “A tutti noi tocca discendere, metafora da declinare in senso psicologico spirituale. Tante volte pensiamo alla discesa come il tratto più noioso di un percorso, ma non è così. Nella discesa si elabora la bellezza catturata in cima, essa comporta una meditazione particolare, perché bisogna stare attenti a dove si mettono i piedi. La discesa ha forse un carattere più prosaico, ma altrettanto affascinante.” E, riferendosi a Tozzi, ha affermato: “Partiamo col botto, con un grande personaggio, conosciutissimo”.
La sorella, Roberta, ha aggiunto: “Il tema della discesa ci porta nel movimento e Tozzi sta nel passo: apre un sentiero di conoscenza, a volte intricato, difficile, ma ha lo sguardo aperto sulla complessità, e qui vogliamo mettere il piede. Siamo immersi nel mistero del pianeta e l’operazione che ci piacerebbe fare è entrare con lui in questo grande universo per compiere un esercizio di ridimensionamento.”
Ha preso, quindi, la parola il geologo che con una serie di esempi ha evidenziato come la differenza tra l’homo sapiens, gli animali, le piante e anche i batteri non stia nell’intelligenza.
A sostegno di ciò, ha proposto alla riflessione dei presenti una constatazione amara, anzi amarissima: “Nessun altro vivente distrugge gli ecosistemi come i sapiens. Quindi bisogna stare attenti a non sopravvalutarci quando parliamo di intelligenza, anche se è vero che l’uomo articola la comunicazione con grammatica e sintassi di parole, mentre questo gli altri animali non lo fanno…” E ha continuando muovendo altre critiche: “Noi più abbiamo e più vogliamo avere, quindi da ciò derivano situazioni anche negative, perché le risorse sono limitate… La questione ecologica è legata alla diseguaglianza sociale, ma abbiamo preso una via che non è più nell’ordine naturale delle cose. Purtroppo i sapiens sono fatti così !.. Non siamo fatti per misurare le questioni esponenziali; siamo prepotenti e pigri perché non ci piace cambiare abitudini”.
Non poteva mancare una riflessione sul coronavirus, e il divulgatore scientifico ha affermato: “Gli scienziati che scrivono sulle riviste scientifiche concordano sul cambiamento climatico; quelli contrari non pubblicano nulla: ma su che base, allora, lo sono? Zangrillo è un clinico, cura e anche bene , ma quando afferma che la malattia è cambiata, lo fa dal suo punto di vista che da quello scientifico non conta. E così, quando ci raccontano che la soluzione dei problemi è tecnologica, stanno barando. Anche nella pandemia il danno è stato causato proprio dalla tecnologia che ha buttato giù le foreste…”
La conclusione di Tozzi è stata piuttosto pessimistica: “Quello che vedo è che non abbiamo sfruttato l’occasione per ripartire meglio, la pandemia si sta rivelando come una grande occasione perduta. Per fare un banale esempio, io uso una mascherina che recupero o smaltisco correttamente, ma so che comunque costituisce un problema: la plastica usa e getta è micidiale…”
Vito Mancuso 9 Agosto 2020 “La discesa interiore. Coraggio e paura”
Un altro evento, cui ho assistito nel pomeriggio di domenica 9, ha visto protagonista il teologo Vito Mancuso. Ad introdurlo ci ha pensato Roberta Bonazza che ha spiegato “E’ una discesa di ritorno, un tornare che permette di rielaborare il cammino. Si tratta della discesa più ardita, perché quella dentro di noi è la più misteriosa, compiuta in solitudine, anche quando non siamo davvero soli. Vito Mancuso ci darà delle indicazioni per permetterci di farlo diventando più consapevoli e luminosi.”
Il famoso ospite ha iniziato dicendo “Grazie per l’attenzione che ritengo esser una forma privilegiata di energia mentale. Quando mi capita di essere al cospetto di tante persone, sento dentro di me uno stimolo ad onorare la “produzione” così preziosa che mi state rivolgendo.”
È entrato, poi, nel vivo del discorso: “ Partendo da quanto ha detto Roberta …vorrei riuscire a presentarvi il succo del mio lavoro (l’ultimo libro Il coraggio e la paura), appunto in connessione con il tema della discesa interiore. Se siete qui, è un segnale che qualche domanda sulla vostra essenza ve la ponete.
Analizzare è un verbo che rimanda alla parola che significa sciogliere, abbiamo capacità di sciogliere per sezionare, capire. Come spiega Anna Arendt, uno dei più grandi contributi di Kant è stato aver distinto l’intelligenza dalla ragione. La prima è analitica, mentre la seconda è sintetica, produce significato. Il nostro tempo soffre di troppe conoscenze, ma di ben pochi significati.
L’umanità non ha mai avuto così tantissime conoscenze e pochissimi significati come in questo periodo.”
Mancuso ha proseguito “Io lavoro sulla etimologia delle parole… La pressione della vita produce impressioni e le parole sono espressioni… Il vuoto ci consente di non essere identificati con i nostri sentimenti, altrimenti saremmo una equazione perfetta… noi siamo e non siamo la nostra ragione, il nostro cuore, ed è per questo che siamo ambigui.”
E la paura? “La condividiamo con gli altri esseri viventi, ma io penso che la paura che proviamo noi umani sia maggiore. Per questo, bisogna passare dal livello emozione, paura, al livello virtù, coraggio. Pascal parlava di orror vacui a livello esistenziale, perché il vuoto ci fa paura e, perciò, abbiamo bisogno di oggetti nelle case e abbiamo bisogno di parlare; nel silenzio non siamo a nostro agio. Proviamo paura per vari motivi: fisico, psichico, economico e anche per una dimensione affettiva. Più si hanno legami e più si esposti alla paura. Come detto prima, la paura è un’emozione, termine che viene dal latino e moveo ,muover da, e la paura è un’emozione di tipo primario…Quando si ha paura ci si rinchiude, quando si nutre rabbia il contrario; quando si prova tristezza, ci si chiude mentre, quando si è felici, ci si apre. Potremmo dire, per semplificare, che la nostra psiche si apre e si chiude come fanno i polmoni.”
A questo punto, il teologo invita alla riflessione: “Le persone che non hanno paura, che è un’emozione primaria negativa legata alla nostra capacità cognitiva, rischiano, perché essa è un messaggio della vita. Ma la paura deve accompagnarsi alla saggezza, e dovremmo ricordare che, quando non è angoscia o panico, è importante per la nostra vita. È sbagliato l’atteggiamento di chi pensa di non dover aver alcun tipo di paura, perché come esseri umani possiamo fallire. C’è qualcosa in gioco di molto importante e per questo spesso proviamo timore e ci chiediamo: cosa faccio, dove va il mio pensiero, qual è il mio obiettivo, che uso faccio del mio tempo, cosa dico e come lo dico? Certo, se la paura diventa angoscia è però una patologia e, come esempio letterario, cito Don Abbondio, con il suo sentirsi vaso di coccio costretto a muoversi fra vasi di ferro e quindi avere paura di tutto. Per non parlare del grado massimo della paura, ossia quando diventa panico, cioè incapacità assoluta di far qualsiasi cosa. È un naufragio interiore che richiede l’aiuto di specialisti.” Mancuso ha, quindi, riassunto la sua esposizione dedicata alla paura: “Al primo stadio c’è quella presente con la quale si dialoga, al secondo livello lei diventa padrona, al terzo vincitrice assoluta.”
E’ passato, quindi, a parlare del coraggio. “E’ una virtù, non un’emozione. Le emozioni arrivano improvvise e spesso improvvise se ne vanno mentre, invece, le virtù sono azioni della libertà. “ Ha ricordato, al riguardo, le virtù teologali e cardinali: “Le prime sono fede, speranza, carità, o amore altruistico universale. Quelle cardinali, invece, rappresentano i cardini sui cui un’esperienza umana si basa e sono prudenza (o saggezza), giustizia, fortezza e temperanza o coraggio appunto. Da segnalare che ne parlarono per la prima volta gli antichi greci, pensiamo ad esempio a Eschilo e Platone, e più tardi furono riprese dalla tradizione cristiana. Esse, perciò, costituiscono un patrimonio universale. La prima virtù in realtà è la saggezza, l’uso della mente, la capacità di capire le proprie paure, come i desideri, le paure delle persone che ami e che odi. E magari, alla luce di ciò, odierai meno… Il coraggio, invece, dà forza; la sua etimologia è molto bella: cor, cuore, e aggio, suffisso che noi italiani usiamo per indicare l’azione, ad esempio canottaggio. Nel mio libro ho ripreso una famosa frase di Falcone: – L’importante non è non aver paura, ma saper convivere con la paura, non lasciarsi condizionare. Ecco questo è il coraggio, che altrimenti è incoscienza. – Vi consiglio di andare a cercarlo su YouTube, perché noterete che Falcone ha un modo di fare mite e umile al contempo, nulla a che fare con la dimensione dell’eroe. Reputo la sua affermazione molto saggia e aggiungo che, se non si è buoni, non si può esser saggi. Le paure arrivano e, se pensate di potervene disfare, diventerete freddi e insensibili. Come affermato prima, le paure sono emozioni e vengono dalla vita, per cui magari non avrete paura per voi, ma per i vostri figli, nipoti, per il Paese. La risposta sta nell’insegnamento di Falcone: bisogna superare, capire le paure e con l’aiuto della virtù governarle.”
Per concludere il suo interessante intervento ha richiamato l’attenzione dei presenti sull’importanza della cura che dobbiamo avere per la nostra interiorità: “Non ho nulla contro la cura del corpo, ma noi non siamo solo corpo, siamo anche interiorità, emotività e anche questa va coltivata, anzi soprattutto questa. Lo possiamo fare con momenti di silenzio e contemplazione, o di raccoglimento, anche religioso; con attimi a contatto con il grande mistero della natura, di cui noi siamo parte, con la cultura, con l’arte , con la grande bellezza … Ed è proprio così che si diventa saggi; il contatto con la bellezza è decisivo, a tutti i livelli, sia fisico, che artistico, che morale… Le persone grandi, buone, giuste, vere , si nutrono di musica, grandi pensieri, di liturgie… perché tutto questo dà nutrimento all’anima e da qui nasce proprio la saggezza, il coraggio e la possibilità di ascoltare la paura. “
Concluso in bellezza, è proprio il caso di dirlo, l’intervento di Mancuso, Roberta Bonazza lo ha calorosamente ringraziato, interpretando il pensiero di tutti i presenti, a cui poi ha passato il microfono per qualche domanda. “Vogliamo che la semina sia anche raccolto”, il suo augurio e l’invito ai partecipanti.
Rispondendo ad alcune domande, Mancuso ha espresso altre sue riflessioni.
“Sono amareggiato dal tempo che stiamo vivendo, ma vedo anche segnali di speranza tra cui il dialogo interreligioso. Senza conoscere le religioni non si legge geo-politicamente il mondo, nel senso di conoscere veramente la persona che sta seduta vicino a te sull’autobus o del compagno di classe di tuo figlio. Per questo renderei obbligatorio l’insegnamento delle religioni, della letteratura, della musica e della filosofia. Però, toglierei il primo insegnamento dal condizionamento della Chiesa: lo Stato non può dire quale religione valga di più …”
“Non dimentichiamo che il primo a parlare di esame di coscienza è stato Pitagora, quindi il teorema riguarda anche questo, il fatto cioè che è importante trovar momenti per capire cosa si è fatto nella giornata, se si è stati degni della qualifica che si ha…”
“Educhiamo i cani, per esempio, lo possiamo fare anche con noi umani! Ma l’educazione è qualcosa di più complesso e profondo delle buone maniere, è un processo che va dal primo momento fino all’ultimo. Essa comprende, ad esempio, l’educazione del linguaggio, del tono di voce da usare con gli altri a partire dai parenti…”
E ha terminato: “Ci sono momenti in cui occorre saltar oltre la siepe non sapendo cosa c’è, perché il coraggio ha un che di irrazionale; non esiste civiltà che non abbia percepito la presenza del fato. Non dobbiamo aver paura della contraddizione. – Per amore della verità amare le cose avverse – era il motto del cardinal Martini. Ricordiamo: esiste il destino, ma anche la libertà.”
Stiamo salutando questa strana estate che abbiamo cercato di vivere con un po’ di leggerezza, nonostante tutto…ma arriva l’autunno, stagione più intima, favorevole alla riflessione personale.
Questo il mio contributo.
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