Puntuale come un orologio svizzero è tornato anche quest’anno a Madonna di Campiglio il festival Mistero dei Monti. “Radure e bivacchi” al centro degli incontri in calendario dal 3 al 14 Agosto. “Un’immagine che apre lo sguardo al momento della sosta, un fermarsi in attesa, in contemplazione, in riflessione, in recupero di energie, in ricerca di uno spazio mentale. Fermate preziose per la ripartenza; luoghi fisici e mentali di piccole, grandi illuminazioni. Soste necessarie nel bosco intricato della vita per alzare di nuovo lo sguardo verso orizzonti di senso, per proseguire il sentiero aperto verso la montagna” (frasi tratte dal pieghevole dell’evento)
Sabato 4 Agosto al PalaCampiglio il protagonista dell’incontro “Radure letterarie. Le parole alla montagna” è stato un personaggio molto famoso, Mauro Corona che, come ha detto il Sindaco di Tre Ville, Matteo Leonardi, “ ha un modo schietto di porsi verso le problematiche attuali, una merce rara nella nostra società spesso troppo ipocrita”. Il Sindaco di Pinzolo, Michele Cereghini (ricordo che il territorio di Madonna di Campiglio cade sotto l’amministrazione di due comuni, Pinzolo e Tre Ville appunto, n.d.a.), ha portato a conoscenza del pubblico un ricordo personale “ho avuto la fortuna di conoscere Corona a Erto (il paese in provincia di Pordenone in cui vive, nda) nel 2001, quando ero un giovane un po’ scapestrato…visitai il suo laboratorio, un’esperienza all’inizio anche traumatica, ma indimenticabile; conobbi un personaggio unico…. Apprezzai allora, e apprezzo tuttora, la sua schiettezza, come anche la durezza che esce in certe circostanze in relazione alle vicissitudini della sua terra. Sono convinto che quello di oggi sarà un pomeriggio entusiasmante, perché il personaggio merita .”
Da ultima, ha parlato Roberta Bonazza, ideatrice e curatrice della kermesse insieme al fratello Giacomo, : “è nato dentro il cuore della montagna e la conosce nelle dimensioni più vere. Anche noi potremo conoscerla meglio attraverso di lui.”
Corona, dopo aver ringraziato i numerosi presenti, ha fatto subito una delle tante citazioni “ Rigoni Stern, grande maestro oltre che signore, uomo ottocentesco nella concezione etica e non solo estetica della vita, diceva che investire sul bosco non costa niente, perché, nel giro di qualche anno, si hanno nuove piante. Però la legge non può essere generale, perché ciò che può essere giusto per Madonna di Campiglio può non andar bene ad Erto.”
Ha poi proseguito con alcuni esempi delle tante cose che secondo lui non vanno: “… hanno multato un imbianchino di Longarone, perché aveva coperto la legna (otto metri cubi!) con delle lamiere… In casi come questi, bisogna indignarsi e lo dovete fare anche voi turisti che venite da Milano o Roma, altrimenti è inutile fare della sterile poesia! Non si può tagliar una pianta, non si può fare una tettoia perché ci sono l’Unesco o le Belle Arti”
Ma la gente di montagna resiste: “c’è un ragazzo che ha aperto un rifugio nella stalla della nonna, un altro vende caciotte insieme a libri… ci sono paesini disperati nei quali la resistenza è vera. Bisogna però offrire un incentivo a queste persone: a chi pulisce i pascoli di alta montagna ormai invasi dall’immondizia; a chi taglia il fieno a mano ed ha un sogno coraggioso; a chi fa cuscini profumati col pino mugo…e a cento altri ancora. (A questo proposito non poteva non parlare dell’imitazione di Crozza “mi prende in giro, ma va bene, perché mi ha fatto una pubblicità stratosferica.”) Questa gente ha ricevuto forse un euro di incentivo? No! E’ in atto una rapina legale. Ho conosciuto qualcuno del nuovo Governo quando non era nessuno e spero che cambi qualche legge. Thoreau ( filosofo, scrittore e poeta statunitense dell’Ottocento, n.d.a) ha scritto, fra le altre, un’opera chiamata “Disobbedienza civile”, sostenendo che se una legge è imbecille, bisogna opporsi. Civilmente aggiungo io, senza usare le armi e i forconi.”
Lo scrittore ha poi continuato spiegando “Bisogna responsabilizzare chi fa impresa, oserei pensare ad una anarchia imprenditoriale. In Italia, infatti, manca la certezza del reato, non della pena. Bisognerebbe superare un esame, anche culturale, per far politica. Borges ( argentino, ritenuto uno dei più importanti scrittori del XX secolo, ma fu anche poeta, saggista…nda) diceva che se scegliessimo i governanti in base alle loro biblioteche e non in base ai proclami di politica estera, forse il mondo piangerebbe meno. I politici, invece, non sanno niente, a partire dall’italiano. La politica è fatta di ponderazione; non si deve procedere come fra squadre di calcio sempre rivali fra di loro. Politica è anche valutare se c’è un’idea buona, a destra, come a sinistra. E diciamolo ai nostri politici : la gente seria non chiede soldi, ma sostegno.”
A proposito di Borges ha detto che “non sarebbe diventato quello che è stato, senza l’ausilio di una guida immensa, il grande Macedonio Fernandez (filosofo e poeta, suo connazionale, nda). Borges sapeva essere cinico, caustico, ma a volte il cinismo viene fuori nella dolcezza dell’altro. Un giorno Borges fece uno scherzo alla sua guida: Fernandez si presentò nel teatro dove doveva tenere una conferenza, ma non c’era nessuno; lui però parlò ugualmente per un’ora e un quarto di di umorismo. Il giorno dopo Borges lo aspettava al varco, ma Fernandez lo anticipò dicendogli che gli assenti erano così numerosi, che se soltanto uno non fosse venuto, non sarebbe riuscito a entrare. Questa è grandezza e questo è il mio modo per dire grazie a voi che siete oggi qui così numerosi. “
Tornando a parlare della montagna, Corona ha affermato con grande convinzione: “Non si può vivere di solo turismo, bisogna anche contenere. Vorrei esortare a comunicare un’amicizia, siamo anime, non è che il portafoglio ci rende diversi, perciò si deve cercare l’anima del turista. Vedo, invece, uno stacco, una frattura e si diventa mummie… Invece serve amicizia, contatto, bisogna parlarsi, siamo anime sofferenti e, grazie al contatto con gli altri, staremmo senz’altro un po’ meglio una volta tornati a casa. Anche in alta montagna si è persa la bella abitudine di salutarsi sui sentieri. Ci si giustifica dicendo – eh, ma non lo conosco- chi se ne frega?! Non vedo più comunicazione!”
È intervenuto Giacomo Bonazza per ricordare che Corona “è nato in Trentino, non dimentichiamolo, a Baselga, in un carretto durante uno dei pellegrinaggi della madre. Proprio in quel paese c’è, infatti, il più grande santuario mariano del Trentino…” (si tratta del Santuario della Madonna di Caravaggio a Montagnaga, una piccola frazione del comuned di Baselga di Pinè, n.da.). Rivolgendosi a lui direttamente, ha detto “Capisco la tua rabbia che esprimi con spontaneità, oggi merce rara, trasmettendoci sempre un fremito dalla scatola della televisione. Penso tu sia dotato di grande espressione linguistica, ma sei anche un grande scultore: hai ereditato dal nonno Felice l’arte dell’intaglio e l’hai sviluppata con la conoscenza di Augusto Murer, uno dei più grandi scultori della seconda metà del Novecento italiano…”
Corona ha ripreso la parola sostenendo:” Bisogna esser belli e originali. Ho fatto delle cose per non spararmi in testa. Le ho fatte, perché stavo bene. Quando arrampico, per esempio, non penso ai problemi della famiglia, all’alcolismo… Artaud (drammaturgo, regista e attore francese, nda) disse – Nessuno ha mai scritto, dipinto, scolpito, modellato, costruito o inventato se non, di fatto, per uscire dall’inferno.- Lo ha confermato anche Magris, mentre il premio Nobel per la letteratura Brodskij invece disse: – Non si scrive per la caducità della propria carne, ma per salvare qualcosa della propria dignità.- E Sandor Marai (scrittore e giornalista ungherese naturalizzato statunitense del XX secolo, nda) chiedendosi cos’è la letteratura ebbe a dire: -L’ottanta per cento vanità, il restante venti come se qualcuno te lo suggerisse.- Cechov disse: -Scriviamo perché abbiamo sbattuto il naso e ce lo siamo fracassato.- E’ una forma di dimenticanza. Così, io scolpisco perché mi tolgo dai problemi: ho paura della malattia e della morte, di me stesso, di svegliarmi… Il coraggio non è arrampicarsi sulle montagne… Sono contento se muovo il sorriso a qualcuno, perché la mia impresa titanica è far star allegra la gente. Mia nonna mi portò a chiedere l’elemosina fino a 13 anni, perché abbiamo passato tutti gli stadi, dalla povertà alla miseria all’indigenza, e se non ci fosse stata qualche famiglia del paese ad aiutarci, saremmo morti di fame. Sono stato abbandonato dai genitori a sei anni e hanno ammazzato mio fratello in Germania. Mia nonna mi incitava ad aver coraggio, che voleva dire, a dodici anni, bussare alle case per chiedere se avevano qualcosa per noi. Oggi me ne vanto!” E agli animalisti dice: “Sono andato a caccia per mangiare, non avevo la macelleria dietro casa. Attenzione animalisti a puntare il dito, a stomaco pieno sono tutti capaci.”
Accennando al suo rapporto con la religione afferma “ Mia nonna mi faceva pregare, ma io ho una fede che non cola dai candelabri, me la vedo con Lui e basta, perché la Chiesa ne ha fatte di cotte e di crude, come per esempio coprire i casi di pedofilia per secoli. Ci sono varie cose che non vanno nella religione, così come ci sono tanti bigotti. Ovviamente ho anche conosciuto alcuni preti validi, come don Gallo, don Zanotelli, don Renzo con cui ho scalato…”
Sollecitato dalla signora Bonazza a parlare della radura, il tema dell’edizione di quest’anno del festival, Corona l’ha definita “ un luogo magico con una concentrazione di energie” chiarendo, però, che “sarebbe egoistico frequentarle da solo, quindi porto gente e non ho mai chiesto una lira, sono una guida abusiva.” Sempre a questo proposito, ha lanciato un appello ” Mandate le guide alpine alle elementari e anche i boscaioli e gli artigiani perché i bambini stanno perdendo l’uso delle mani e hanno perso il contatto con la natura. Se li porterete, cominceranno a far domande perché ce l’hanno nell’anima. Non è che siamo nati sui grattacieli, siamo nati sulla terra, inoltre, non possiamo trascurare i bambini per le nostre carriere.”
Corona ha, quindi, trattato il tragico argomento degli incidenti in montagna durante le arrampicate o le semplici escursioni, sostenendo “tanti incidenti accadono perché la gente si perde. Insegnate, soprattutto ai bambini, a rompere un rametto e tendere un filo di Arianna, a riconoscere gli alberi ognuno dei quali ha una carta d’identità e la via del ritorno non verrà smarrita.” Rispondendo a un domanda del pubblico, verso la fine dell’incontro aggiungerà: “C’è molta improvvisazione nello scalare. Anche la pubblicità non aiuta… ricordate quella di una famosa casa di cioccolato dove i protagonisti scalavano in modo sbagliato? Bisogna, prima di tutto, informarsi e le guide alpine sono lì apposta. Ho visto scene allucinanti, ma c’è spesso un Santo che protegge questi improvvidi. Bisogna anche imparare a rinunciare se, ad esempio, il tempo peggiora, ma il fatto è che alle volte ci si butta perché si ha solo quel sabato o domenica… Io, però, ho perso un sacco di amici per questo motivo. Diceva Samarago, (altro scrittore Premio Nobel, di origine portoghese nda) che il viaggio non finisce mai, solo i viaggiatori finiscono…”
A questo punto, lo scrittore ha spezzato una lancia a favore dei giovani “Sono stufo di sentire dire che non valgono niente, sono preparatissimi e vogliono fare, ma non si danno loro possibilità. Dirò di più: si adattano con un entusiasmo che alla mia generazione mancava totalmente”. Più in là, però farà notare che “C’è carenza di lavoro, ma vi dico di piccole realtà imprenditoriali che cercano personale a milleottocento euro netti al mese.. i giovani cui lo propongono, vogliono sapere se sono liberi di sabato e domenica… Avete capito ?”
Rispondendo ad un’altra domanda della Bonazza, è tornato sulla importanza delle relazioni “Sfido chiunque a dire che non ha avuto una mano da qualcuno o non ha avuto una persona di riferimento. Prima di scrivere, ho letto due tir di libri, perché Borges diceva “Mi vanto dei libri che ho letto, non di quelli che ho scritto”. E Cechov ha detto “Non vi è una sola riga di cui mi debba vergognare” E così la penso anch’io. Ho avuto il coraggio, pur volendogli bene, di parlar male di mio padre, perché se cominciamo a difendere chi non lo merita, poi accadono le tragedie. Sosteneva il grande Cechov che un uomo lo puoi migliorare se gli fai vedere com’è. Se ci teniamo tutto dentro, non funziona. Come ho detto prima, il messaggio è questo: parliamoci ! ”
“Il mio bosco è fatto anche di fatiche. Non sto qui a piangere perché mi è andata anche bene, considerato che i miei amici sono tutti morti chi per suicidio, chi di malattie dovute anche all’alcolismo. Ho fatto il pastore dai sette ai tredici anni; sono rimasto solo, anche se poi ho recuperato due amici e ho capito che gli amici sono rari.”
Tornando alla montagna, afferma: “Siamo noi che le diamo il valore sentimentale che proviamo in quel momento. Non è vero che è sempre bella, ma è vero che ci aspetta quando avremo un’ora migliore. Però, teniamo a mente: non è solo contemplativa e poetica, è anche dura e feroce. Al mio paese, Erto stanno chiudendo la scuola, le poste … Così i bambini devono andare con un pullman fino a Longarone e prender il treno. Provate a immaginare d’inverno. Una politica seria agisce in ogni caso, non sta ferma perché una zona non porta voti. Ci tenevo a dirvi questo, perché è facile parlare della poetica della montagna: uno si ferma nella radura… una volta dicevano che sentivano gli spiriti dei boschi. Vi ricordate l’eco?”
Come ultima domanda, o meglio spunto di riflessione, la Bonazza gli chiede quanto di fantastico abbia conservato della sua infanzia difficile sulla montagna, considerato che Corona, come scrittore, ha attraversato diversi registri linguistici, alcuni suoi libri sono di fantasia e ha scritto anche una serie di fiabe, “Tutto! Faccio spesso discussioni con gente che non ha capito il valore che ha, mentre io ho ancora una grande capacità di entusiasmarmi e mi sento un bambino ingenuo. Basta che mi guardi intorno e mi chiedo chi sono io per lamentarmi… Ringrazio Dio ogni mattina per quello che ho, anche se l’anno scorso mi ha messo a dura prova ( si riferisce all’incursione di vandali in casa n.d.a.), comunque niente in confronto a chi ha perso dei figli. Diceva Sabato, scrittore argentino Premio Nobel, che la vita si scrive in brutta copia e non c’è tempo per correggerla e ricopiarla in bella. Dico che le nostre esistenze sono un romanzo bello, brutto, infame, tragico, qualche volta allegro e gioioso… di questo libro qualcuno ha già scritto cento pagine, i bambini hanno solo la copertina, ma bisogna sempre ricordare che non c’è una casa editrice che farà la ristampa. Vedo gente che perde tempo, convinta di vivere in eterno.. ma siamo matti?”
A questo punto ha anche esortato a prender la vita con più calma ”… ci si deve fermare, godetevi la vita. Ho conosciuto gente che in pensione si disperava e piangeva perché non aveva nulla da fare, non aveva passioni.” Corona ha voluto rafforzare il concetto con l’ennesima citazione: “Pessoa diceva: Abdica, siediti al sole e sii re di te stesso.”
Rispondendo ad alcune domande del pubblico, ha precisato che “di politica non mi occupo, semmai mi preoccupo, perché non ho tempo e non so farla. Mio nonno diceva che la coscienza è come la neve, si sporca subito. E poi non ho nemmeno la fedina penale pulita, questo mi evita alcune rogne. Ho ricevuto alcune denunce tra cui una per interruzione di cerimonia religiosa perché una volta un prete se la prese con un ateo e mi sono messo ad arringare la folla contro i falsi, i farabutti quelli che non sanno cos’è la pietà, ma vanno a Messa la domenica.”
Ha chiuso, stavolta davvero, con un’altra citazione: “Voglio concludere per i pochi rimasti (affermazione che non corrisponde a verità: erano ancora molti quelli presenti nel PalaCampiglio nda), con Pessoa, un genio e per questo odiato. La vera critica, però, sono i lettori, non gli intellettuali fumosi. Sul lettino di morte, con un certo cinismo e una finta pietà gli amici andarono da lui per chiedergli cosa potessero fare. E lui rispose: -Nulla! Quando l’erba crescerà sulla mia tomba, sia quello il segnale per dimenticarmi del tutto, la natura non si ricorda perciò è bella e, se aveste la necessità morbosa di interpretare, dite che continuo a esser naturale.” Grazie a voi, fedelissimi! Questo vi lascio, per ammonirvi che non bisogna prendersi troppo sul serio. Buona vita e buoni giorni!”
L’evento si è chiuso con il protagonista che si è fermato per fare foto e firmare i suoi libri agli ospiti che l’avevano acquistato per andarselo a leggere quasi sicuramente in una radura. Lo scrittore, fedele alla sua immagine, lo ha fatto tra un sorso di birra, un sigaro, qualche parola, mai di circostanza, e un sorriso da bambino stampato sul volto rugoso e abbronzato come hanno i veri uomini di montagna.
“Non c’è nulla di più accattivante e convincente della spontaneità, sia che la si trovi nel bambino o nell’artista, sia che la si trovi in quegli individui che non rientrano per età o professione in questi due gruppi”. Così diceva Erich Fromm ( Fromm? Cercate voi chi era costui!)
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