Ci siamo: mancano ormai pochi giorni alle elezioni amministrative che si terranno il prossimo 5 Giugno. Questa volta vi presenterò un altro giovane candidato, dopo Maria Beatrice Scibetta della lista di Alfio Marchini; così dalla capitale politica, passo a Milano, la cosiddetta capitale economica. L’intervista è rivolta a un candidato di Sala, Vincenzo Giannico. Abruzzese, si è trasferito nella metropoli lombarda in seguito al terremoto che colpì L’Aquila sette anni fa, e qui si è laureato brillantemente al Politecnico in Ingegneria nel ramo del real estate management, con una tesi alla Northumbria University di Newscastle, dove è stato rappresentante degli studenti Erasmus.
La passione per la politica, quindi, la coltiva fin dai tempi dell’università, durante i quali ha ricoperto diversi incarichi, tra cui quello di Senatore accademico, e ha fondato una rete nazionale di associazioni universitarie in favore degli studenti; è stato anche eletto al CNSU, il Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari, dove si è impegnato per rendere più internazionali i nostri atenei.
Dopo alcune esperienze in valide realtà del real estate management, da alcuni mesi lavora in una boutique finanziaria milanese.
Da cosa nasce e a quando risale l’idea di impegnarti politicamente a Milano?
Dopo l’esperienza della politica universitaria, mi sono interessato alle iniziative del Laboratorio Libdem, che rappresentano perfettamente le mie idee di un Paese dinamico, con meno ostacoli burocratici e aperto a chi ha voglia di fare. Le stesse idee che vuole applicare a Milano Beppe Sala, che mi ha chiamato per partecipare alla costruzione della sua lista civica. Ho accettato con entusiasmo, data la stima che ho di Sala fin dal suo ottimo lavoro con Expo.
Quando e come hai conosciuto Beppe Sala?
Ho sentito parlare di Sala la prima volta, come quasi tutti, per il suo ruolo in Expo. L’ho poi conosciuto personalmente durante un evento organizzato dal Laboratorio Libdem, in cui noi “alieni” lo abbiamo intervistato per conoscere i suoi progetti per Milano, quando ancora era candidato alle primarie del centrosinistra. Da lì lo abbiamo “adottato”, perché rappresenta in toto la nostra visione per la metropoli che verrà, perché è il candidato delle libertà, economiche e sociali. Paradossalmente, è più liberale lui con il suo programma di tanti altri con il cappello di “liberale” dovuto, però, soltanto alle etichette o al posizionamento.
Ma se ti chiedessi chi più rispecchia una Milano in cui la gente può avere più libertà e meno burocrazia, e chi più rispecchia la Milano dei divieti e degli spauracchi propagandistici, tu chi mi risponderesti?
Cosa ti ha spinto a schierarti con lui?
Direi innanzitutto la sua figura: Beppe è preparato e carismatico. Ma quello che veramente conquista di Sala è la sua visione per Milano, in continuità e, nello stesso tempo con ampi margini di miglioramento, con quanto di ottimo già fatto da Pisapia. Negli ultimi anni Milano è diventata “the place to be“, la capitale di un ritrovato slancio economico, dell’innovazione, delle startup. Una città internazionale che ha bisogno di open space e di giovani studenti, più che di ruspe e recinzioni. Bisogna essere sinceri: anche Parisi è una persona perbene e la campagna elettorale è stata condotta, da entrambi, da gentiluomini. Però se si apre il sipario dietro Parisi, si scopre la destra becera ossessionata dai campi rom e dagli immigrati di Salvini, La Russa e Santanché. Dietro le quinte di questo schieramento, c’è chi pensa che sotto la Madonnina ci debba essere una grande caserma, mentre noi sogniamo di consolidare una capitale europea, con business, integrazione e rispetto di chi lavora duro.
Quali i punti di forza del suo progetto politico?
Senza alcun dubbio il pragmatismo, unito all’umiltà. Beppe Sala è un uomo del fare, però è anche una persona che ascolta. Lo dimostra la stesura del programma, che non è stato deciso durante qualche cena ad Arcore o in via Bellerio, ma raccogliendo 10.000 questionari compilati dai cittadini da ogni angolo della città. La nostra è un’attenzione alla Milano che non finisce con la Cerchia dei Bastioni e che ha portato al progetto “Ogni giorno un quartiere“, che ha visto Sala parlare con i cittadini e toccare con mano i problemi di ogni zona della metropoli.
Il nostro programma parla di diritti, riqualificazioni, cultura, lavoro, innovazione, startup, inclusione. E’ un programma “scientifico” perché razionale, ma anche “umanista“, perché rimette cittadini e lavoratori al centro del processo di decisione politica, con un occhio di riguardo per il sociale. Non è casuale il fatto che Sala sia stato scelto dagli elettori con primarie aperte e trasparenti e non paracadutato da una riunione a porte chiuse.
Ci puoi dire una qualità importante di Sala-uomo che può avere positive ricadute nell’amministrazione di Milano.
Direi quasi senza pensarci l’organizzazione. E’ la cifra del Sala-uomo, durante tutta la sua carriera professionale da manager e culminata con il successo di Expo che, prima del suo arrivo, sarà bene ricordarlo, navigava in acque burrascose. Una qualità che peraltro è tipicamente “milanese”.
Sei un milanese di recente adozione e, quindi, hai una visione forse più distaccata della città rispetto a chi è nato qui o ci vive da tanti anni. Quali sono a tuo avviso, e alla luce delle tue esperienze all’estero, le priorità da affrontare a Milano?
Risiedo a Milano da alcuni anni e sento ormai questa città come “mia”. Qui ho scelto di costruire il mio futuro e di realizzare i miei sogni, dopo essermi spostato, in seguito al terremoto dall’Aquila dove studiavo. Rispetto all’Abruzzo, ma anche a Newcastle, Milano ha un grande potenziale che sta sfruttando, ma che deve ancora utilizzare appieno. I servizi, comparati a quelli di quasi ogni città in Italia, funzionano in modo eccellente, in particolare i trasporti, grazie all’ottimo lavoro di Maran. La vera priorità, secondo me, è aiutare i giovani a realizzarsi negli studi e nel lavoro con un’ottica più internazionale e, obiettivo complicato e impegnativo, riuscire a fare di Milano una città ancora migliore senza lasciare indietro nessuno.
Ritieni corretto che la chiusura del bilancio di Expo sia stata rinviata e che, molto probabilmente, sarà presentata soltanto dopo le elezioni?
La gestione del bilancio di una manifestazione come Expo è cosa ben complessa, che non dipende soltanto da Sala, come anche lo slittamento della sua chiusura. In ballo ci sono attori ben più importanti, come la Regione, il Collegio dei Liquidatori, il Governo e la Corte dei Conti. Parte del patrimonio societario è già nota dal 9 febbraio, quando la società è stata messa in liquidazione, in concomitanza con la data delle primarie. Chi vota Sala lo fa sulla base delle sue idee e del suo progetto per Milano, non per il bilancio di Expo.
Come stai affrontando e come sta procedendo la tua campagna elettorale? E’ la tua prima volta?
La campagna elettorale procede alla grande. Anche se non è paragonabile, mi riporta indietro all’entusiasmo delle campagne fatte in università. Ovviamente quella per le Comunali richiede più impegno e fatica, ma mi permette anche di conoscere meglio tante persone che incontro per strada e di capire i problemi e i bisogni della mia città. E’ ancora più bello se consideriamo che al mio fianco ci sono tanti giovani brillanti, ragazze e ragazzi candidati nelle zone, studenti o giovani lavoratori, con cui abbiamo creato una squadra piena di ardore e voglia di partecipazione.
Quale il tuo obiettivo concreto e realistico?
Il mio slogan è “il domani oggi“, che significa anticipare la visione del futuro di Milano che vogliamo, portare il futuro nel presente. Per dirla in maniera più concreta, il mio obiettivo è di creare opportunità per i giovani: per chi studia, per chi lavora, per chi vuole creare una nuova azienda o aprire un’attività. E ciò è possibile con l’internazionalizzazione delle Università, per cui mi sono battuto in passato, con una cultura dei diritti, con il finanziamento alle startup meritevoli, con l’aiuto a chi vuole lavorare o fare volontariato per migliorare la città. Avrei potuto risponderti “tappare le buche” o “diminuire il traffico”, difficoltà che tutti toccano con mano ogni giorno, ma oltre a questi problemi quotidiani, ricordiamoci che ci sono migliaia di giovani pronti a volare alto, ma che hanno le ali ancora tarpate da costi e burocrazia, mentre su di loro nessuno sembra voler scommettere.
Le utopie sono la scusa di chi non lavora abbastanza per realizzare i propri sogni, io vorrei che con la mia elezione ci fossero meno utopie e più sogni realizzati.
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