Marchini: anti Marino o anti Renzi?

Dopo tanto cercare, forse, il centro destra ha trovato finalmente il candidato da opporre a Renzi alle prossime elezioni politiche. Si tratta di un volto noto del mondo romano, l’imprenditore Alfio Marchiniche ha annunciato, in un’intervista all’Espresso oggi in edicola, di voler esser lui l’anti-Renzi alle urne: “È il tempo del coraggio per candidarci all’unica e ultima leadership possibile per il nostro Paese: rappresentare l’avanguardia nell’innovazione e sperimentazione sociale mondiale”. Dice Marchini: “Mio nonno mi ha educato a una feroce gavetta”, rivela, “in punto di morte mi chiamò: “Caro Alfio, sei sopravvissuto a me, puoi sopravvivere a qualsiasi cosa. Era comunista e partigiano, credeva che la soluzione di tutto fosse un leninismo all’italiana, il Pci. Ma prima di morire ebbe il coraggio della disillusione. Oggi sicuramente non voterebbe per il Pd attuale che è tutto e niente. È il relativismo ideologico. E il relativismo nelle ideologie politiche, così come nella religione, è il cancro della nostra società. Nessuno ha più il coraggio di dire “ho sbagliato”, c’è spazio solo per una narrazione auto-celebrativa a priori. E dunque, se vuole una sintesi, oggi per fortuna le ideologie totalizzanti sono morte. E io voglio riportare mio nonno alle urne”.

L’imprenditore smonta il premier e segretario del PD: “Renzi è un frullato ideologico. Finora ha acchiappato gli italiani con gli 80 euro e loro, educatamente, lo hanno ringraziato nelle urne. Afferma tutto e il suo contrario”. “Come primo atto a Palazzo Chigi vende le auto blu su e-bay ricavando pochi spiccioli e i titoli dei tg. Oggi, voilà, ordina un nuovo aereo di Stato spendendo più del budget nazionale per gli asili“, dice. ” In politica estera regna il “sì, ma”. La posizione di Renzi su Israele è stata poco coraggiosa sull’accordo di Vienna con l’Iran. Si professa grande amico di Israele, ma non c’è traccia di una posizione italiana prima della firma per pretendere che l’Iran rinunciasse a voler distruggere Israele. Ritorna il relativismo che porta alla fuga davanti a scelte identitarie. Lo stesso sull’immigrazione. Così lascia una prateria di consenso non presidiata. In tempi di crisi voglio sapere a chi mi affido senza se e senza ma”.

Nel lungo colloquio con l’Espresso, Marchini sembra, quindi, voler accantonare il progetto di ricandidarsi a sindaco di Roma (“ma io penso a Roma. Serve un nuovo modello di governo della nostra comunità”) e ragiona su Renzi, il berlusconismo, gli outsider Donald Trump e James Corbyn e sul futuro del centrodestra italiano. Quasi un manifesto del neo-conservatorismo, in grado di riempire il vuoto politico e di costituire un’alternativa ai due Matteo, Renzi e Salvini e al Movimento cinque stelle. L’imprenditore romano, però, deve decidersi: da mesi affermava di voler nuovamente tentare la corsa a sindaco di Roma, dopo aver perso due anni fa ottenendo comunque un buonissimo risultato, e ora cambia improvvisamente, puntando non più al campidoglio ma addirittura a Palazzo Chigi.

Ecco altri passaggi rilevanti della lunga intervista

Su Berlusconi afferma : “Nel ’94 Forza Italia era più a sinistra del Pd di Renzi. E con una classe dirigente più aperta e liberale. Berlusconi ha fallito il suo obiettivo dichiarato ma ha avuto il merito di innovare lo schema di gioco e ha dato visibilità politica e orgoglio di appartenenza a un blocco sociale composto da partite iva, imprenditori, una grande fetta popolare. In quel campo c’era molta più voglia di accettare il rischio dell’innovazione di quanto non ce ne fosse nell’elettorato di sinistra. Oggi nell’occidente impaurito e opulento il tema è come si coniuga conservazione e innovazione”.

Riguardo il bisogno urgente di una nuova classe dirigente Marchini sostiene: “Io voglio reagire di fronte alla distruzione in corso dello stato e dei corpi intermedi. Solo chi ha fatto qualcosa sa quanto sia facilmente inutile distruggere o rottamare. E ho orrore per l’uomo solo al comando. Basta con le ipocrisie, io dico: viva le élites. C’è una grande differenza tra l’élite e la cupola. L’élite si fa carico della colletività, mette a disposizione degli altri la sua competenza, non per generosità ma perché gode più del cambiamento che del riconoscimento. La cupola, invece, è un gruppo di compari che si mette insieme per gestire il potere”.

Prima di scendere in politica, Marchini ha operato nel settore edile, prendendo la guida della società di famiglia Astrim Costruzioni s.p.a. nel 1989, dopo la morte del nonno Alfio e ancor prima di finire gli studi in ingegneria civile a 23 anni presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”.

Nel giugno del 1994 è, poi, nominato membro del Consiglio di Amministrazione della Rai e il mese successivo diventa Presidente del cda di SIPRA, la concessionaria di pubblicità della RAI.  A dicembre dello stesso anno, però, si dimette dall’incarico in RAI per il disaccordo sulla strategia aziendale e sulle nomine realizzate dall’allora governo Berlusconi.

Nel 1996 diventa socio fondatore, membro del Board Internazionale e presidente del Board Italiano dello Shimon Peres Center for Peace; è anche membro del Board di Non Governmental Peace Strategies Project e cofondatore della Associazione ItaliaDecide; è, stato, da ultimo, anche nel consiglio di amministrazione della Fondazione Mariani per le malattie neurologiche infantili.

Dal 1995 al 1998 è amministratore delegato di Roma Duemila S.p.a., società di proprietà del gruppo Ferrovie dello Stato, con l’incarico di coordinare gli interventi di riqualificazione urbana e delle infrastrutture della città per il Giubileo del 2000.