GMG 2023

Voci dalla Gmg

Riecco, e mi piace pensare che a qualcuno scappi un “finalmente!”, un nuovo contenuto sul blog. Qualcuno magari avrà anche pensato che avessi deciso di smettere, non è affatto così, ma il lavoro doppio (Mondo Padano e da qualche mese il Corriere del Trentino) mi assorbe davvero molto tempo e molte energie. Poi, a dire il vero, non sempre le persone che contatto rispondono alle mie domande… preferendo parlare di sé ed esprimere opinioni sul proprio profilo social.  

Non si sono, invece, tirati indietro tre giovani che hanno partecipato alla tredicesima edizione, la prima dopo la pandemia, della GMG (Giornata Mondiale della Gioventù) che si è svolta a Lisbona dall’1 al 6 Agosto scorsi. Esperienza che so essere molto importante, perché nel 2005 partecipai a quella  in Germania, a Colonia, con Papa Ratzinger.

LA GMG TI FA SENTIRE A CASA

Parto da Alice Andreatti, diciasettenne di Lavis (Trento) che frequenterà il quarto anno dell’Istituto “Martino Martini”, a indirizzo economico internazionale sportivo a Mezzolombardo, avendo in programma il primo semestre all’estero, in Irlanda.  Alice è stata la prima che ho contattato e, proprio  tramite lei, ho raggiunto gli altri due giovani.

Alice Andreatti in Sardegna, Sant’Antioco

Quando e come hai avuto l’idea di partecipare alla GMG?

Frequento il Gruppo Giovani del mio paese dalla terza media, quindi da cinque anni. Siamo una quindicina di ragazzi e ragazze, ci troviamo una volta alla settimana in oratorio guidati da tre adulti. Tra dicembre e gennaio i nostri animatori ci hanno informato di questo viaggio precisando, però, che non sapevano se avremmo potuto partecipare, sia per il fatto che sarebbe stato abbastanza costoso (800 euro), sia perché si trattava di un evento per maggiorenni, mentre nel nostro gruppo abbiamo tutti 16/17 anni. Dopo un po’, tuttavia, ci fu data una doppia e bella notizia: il prezzo era sceso e  avremmo potuto andare a Lisbona anche noi ancora minorenni. A quel punto, ne ho parlato coi miei genitori e insieme abbiamo deciso per il sì, perché abbiamo pensato potesse essere un’esperienza assolutamente da fare e che sarebbe stato entusiasmante per me  vedere più di un milione di gente in una sola città, tutte nello stesso momento.

Pensi già alla prossima edizione?

Sì! Mi piacerebbe andare alla prossima GMG però, essendo a Seul, immagino che i costi saranno più alti, quindi dovrò valutare con attenzione, anche se ho tempo per vedere di mettere da parte qualcosa…

Cosa hai apprezzato maggiormente, sia dei vari giorni che delle parole di Papa Francesco nella

veglia e poi nella Messa?

Non avevo aspettative alte, più che altro perché non c’erano tutti i miei amici e perché nel programma erano previste molte messe. Alla fine, però, è stato super fattibile e ho apprezzato tanti momenti, oserei dire quasi tutti. Particolarmente emozionanti sono state la festa degli italiani e i due giorni nella spianata in attesa della veglia del Papa, dove eravamo circondati da tantissima gente e dove ho avuto modo di conoscere numerosi giovani italiani e stranieri. Sono una persona, a cui, infatti, piace tantissimo instaurare nuove relazioni.

 Cosa ti porterai dentro?

Il ricordo di tutte le persone incontrate in quei giorni, l’emozione di vivere certi momenti, il senso di appartenenza a un gruppo eterogeneo di gente, l’euforia provata vedendo un milione e mezzo di persone nello stesso posto, per lo stesso motivo per cui ero lì io e soprattutto provando, più o meno, gli stessi sentimenti.

Foto di gruppo (ph Alice)

Quale il più grande insegnamento ricevuto?

Questo: ho capito che posso essere felice anche vivendo sotto un ponte (durante la veglia al nostro settore avevano riservato una zona sotto dei ponti), perché avevo le persone giuste che mi circondavano. Proprio quel momento mi ha insegnato anche che i soldi non fanno la felicità vera; io lì ero molto più felice di quando ho soggiornato in hotel.

Giovani sotto un ponte (foto di Alice)

L’esperienza è diventata, o diventerà, argomento di conversazione con i tuoi amici/tue amiche,anche con chi non ha partecipato?

Certamente, da quando sono tornata non faccio altro che parlare di ciò con miei amici e parenti. Racconto ogni dettaglio ogni volta, mostro le foto e spesso, davanti al mio entusiasmo, chi mi ascolta mi dice che avrebbe voluto essere là.

La GMG per me è stata… : puoi riassumere in uno slogan l’esperienza?

La GMG mi ha fatto sentire a casa, la gente mi ha riempito il cuore con dolcezza, come sanno fare le suore e poche altre persone.  

Gruppo di giovani (foto di Alice)
Gruppo di giovani (foto di Alice)

In un articolo comparso su Avvenire, Alberto Ravagnani ha chiesto se sia meglio il termine testimoni o influencer della fede: che ne pensi?

Credo sia meglio dire testimoni della fede, i social ormai si stanno prendendo tutto, quasi troppo

per i miei gusti. La Chiesa dovrebbe rimanere la stessa di sempre, non serve che sia all’avanguardia

e segua le mode. Gesù non è mai stato un influencer, ma un Maestro che ha dato insegnamenti profondi destinati a durare per sempre, non cercava “like”, anzi era piuttosto scomodo per tanti.

ESTA ES LA JOVENTUD DEL PAPA

“Mi chiamo Giulio Fabris, sono di Casarsa della Delizia, in provincia di Pordenone, e frequenterò la classe quarta dell’Istituto Statale di Istruzione Superiore Malignani di Udine. Nella vita oltre allo studio, gioco a basket e sono uno scout.

Giulio Fabris scout

Quando e come hai avuto l’idea di partecipare alla GMG?

L’idea di partecipare alla GMG è nata quando a gennaio abbiamo iniziato a parlare di cosa fare in route con gli scout. Tra le molte proposte, la più votata è stata quella di fare un tratto del cammino di Santiago per poi concludere con la GMG di Lisbona, la prima per tutto il gruppo, tranne che per i nostri capi che avevano già partecipato all’edizione del 2011 a Madrid. Dopo molti tentennamenti e ripensamenti, siamo riusciti nell’impresa di raccogliere i fondi necessari e devo ammettere che ne è valsa la pena.

Cosa hai apprezzato maggiormente, sia dei vari giorni che delle parole di Papa Francesco nella Veglia e poi nella Messa?

Come da programma, siamo arrivati a Lisbona solo il venerdì pomeriggio, ma nonostante questo ci siamo subito ambientati al clima di festa della GMG dove abbiamo conosciuto persone dei paesi più disparati e questo è uno degli aspetti che ho apprezzato di più.

Delle parole del Papa, mi è piaciuto il discorso tenuto durante la veglia, perché ha incentrato l’attenzione sull’amare il prossimo, sull’allenarsi a migliorare, non solo nello sport, ma anche e soprattutto nella vita, imparando da chi ci vuole bene. Se si cade o si sbaglia alla fine non conta, l’importante è avere la forza di rialzarsi.

Cosa ti porterai dentro e quale il più grande insegnamento?

Non dimenticherò le storie degli amici che ho conosciuto, la consapevolezza dell’essere comunità, intesa sia dal lato scout in quanto gruppo, che da quello cattolico come comunità attiva di fedeli, una comunità dove ci si aiuta a rialzarsi gli uni con gli altri, riprendendo il cammino assieme. Questo anche l’insegnamento di cui farò tesoro.

L’esperienza è diventata o diventerà argomento di conversazione con i tuoi amici/tue amiche, anche con chi non ha partecipato?

Appena tornato a casa, gli amici che non che non avevano partecipato all’evento mi hanno chiesto di raccontare tutto quello che avevo dentro, perché volevano essere coinvolti nella bella esperienza che avevo vissuto per poterla vivere, anche se indirettamente attraverso i miei ricordi.

Altri giovani sotto un ponte (foto di Giulio )

La GMG per me è stata… : puoi riassumere in uno slogan l’esperienza?

Lo riassumo con uno slogan che ha reso ancora più forte e unita la comunità presente a Lisbona: esta es la joventud del Papa.

In un articolo comparso su Avvenire, Alberto Ravagnani ha chiesto se sia meglio il termine

testimoni o influencer della fede: che ne pensi?

Credo che l’articolo in questione sollevi più una questione di principio all’interno della Chiesa, in quanto il progresso tecnologico, con quello che di negativo porta con sé e diffonde, non è ben visto, così come la connotazione degli influencer. Se questi ultimi lo fossero della fede, nel momento storico attuale, potrebbero, però, rivelarsi una risorsa per la Chiesa cristiana nel divulgare il messaggio del Vangelo e quindi aiutarla ad essere al passo con la continua evoluzione della società stessa.

INCONTRO, ASCOLTO, CHIAMATA.

Benedetto Sala ligure di 16 anni, studente del Seminario minore di Gesù Bambino, ad Arenzano, Genova.

Quando e come hai avuto l’idea di partecipare alla GMG?

A inizio 2023, i superiori del seminario ci hanno proposto la partecipazione a questo importante evento. Entusiasti dell’idea, ci siamo subito messi al lavoro per autofinanziarci e in pochi mesi abbiamo coperto tutte le nostre quote.

Era la prima volta, naturalmente: pensi di rifare l’esperienza?

Sì, era la prima GMG e penso che ripeterò senz’altro questa esperienza e non una sola volta!

Benedetto Sala

Cosa hai apprezzato maggiormente, dei vari giorni?

La Giornata Mondiale della Gioventù è stata “un’esplosione” di spunti di riflessioni per me. Tra la pioggia di Lourdes, il vento di Fatima, il sole caldissimo di Lisbona e le giornate serene trascorse ad Avila e Barcellona, Dio non ha smesso un attimo di lanciarmi segni del suo amore. L’ha fatto attraverso lo sguardo fiducioso dei malati pronti ad amarLo in qualsiasi caso, attraverso le carezze di Maria, sempre vicina a noi, attraverso l’accoglienza e il sapersi parte di una grande famiglia guidata da Cristo, attraverso la conoscenza più approfondita di grandi Santi del passato che l’hanno testimoniato con la concretezza della loro vita, come S. TeresaAntoni Gaudí.

E delle parole di Papa Francesco nella Veglia e poi nella Messa?

Di ciò che ha detto Bergoglio mi è piaciuto l’invito a fare memoria di chi siamo, a tornare alle radici della nostra fede, per poter diventare anche noi radici per gli altri, allenandoci a camminare, a lasciarci rialzare per saper rialzare chi è caduto, a seguire Cristo che ci chiama continuamente.

Della predica di domenica, mi rimane la riflessione sulla Luce, Cristo, che dobbiamo accogliere nella nostra vita, stando con Lui nella preghiera e nell’amore al prossimo. Per brillare dobbiamo ascoltare Gesù e mettere al centro Lui e non noi, Lui che ci conosce e ci sprona a non avere paura, a lasciarci guidare da Lui stesso, coraggioso per l’amore tra Lui e il Padre.

Alcuni giovani sorridenti (foto di Benedetto)

Cosa ti porterai dentro?

La gioia immensa provata in un momento personale di condivisione con un mio fratello più piccolo e la consapevolezza che posso, come tanti altri giovani, “brillare di Dio” per gli altri.

Quale il più grande insegnamento ricevuto?

Alzati, segui Cristo che ti chiama e vai in fretta verso di Lui, senza paura di magnificarLo con tutta la tua vita.

Giovnai sotto ad un ponte con un cielo abbastanza suggestivo
(foto di Benedetto)

L’esperienza è diventata o diventerà argomento di conversazione con i tuoi amici/tue amiche, anche con chi non ha partecipato?

Certo, come per tutte le esperienze forti che faccio e che amo condividere con amici credenti e non. Sarà un buon motivo di scambio e confronto con tutti.

La GMG per me è stata… : puoi riassumere in uno slogan l’esperienza?

Anche se non è possibile sintetizzare tutto quanto accaduto in così poche parole la definirei: “Un incontro dell’Amato bellissimissimo, nella notte buia, e una chiamata all’ascolto della Sua voce unica e vera” Se proprio dovessi arrivare a creare uno slogan, direi: “Incontro, ascolto, chiamata”.

In un articolo comparso su Avvenire, Alberto Ravagnani ha chiesto se sia meglio il termine

testimoni o influencer della fede: che ne pensi?

Penso che ogni cristiano sia chiamato a testimoniare il suo incontro con Cristo, nella realtà in cui vive e che caricare, o cercare di caricare, la propria esperienza di vita su un social sia ammirevole e in un certo modo segno che i cristiani sono ancora disposti a mettersi in gioco, a spendersi per Gesù. Credo anche però che non possa bastare, che non sia realistico pensare di convertire un giovane attraendolo su un social: da quando Dio si è incarnato ha scelto di parlarci attraverso un corpo fisico, tangibile, umano e quindi fragile e limitato nella carne. La tecnologia può essere un aiuto, forse, ma non può sostituire l’Incontro tra Dio e l’uomo.

Ogni cristiano è chiamato a portare Cristo nella propria vita reale, nella quotidianità del suo lavoro o studio, ma non credo si debba per forza cercare un metodo per testimoniarLo rischiando di banalizzare, minimizzare o modificare la buona notizia di resurrezione, anastasia  sulla croce della GMG. La testimonianza social è in sé un bene, ma rischia di togliere spazio a quella più importante, rivolta alle persone che ci circondano, poche al confronto dei followers, probabilmente meno fruttuosa all’apparenza, ma senz’altro più vera.

Penso che se Cristo avesse potuto parlare a tutto l’Impero contemporaneamente avrebbe preferito comunque testimoniare il Padre ed il suo Amore infinito tramite l’incontro personale con i discepoli. E poi il termine “influencer” sottolinea troppo l’azione di condizionamento che contiene e poco la libertà di chi sceglie.