Milano è una città cui sono molto legato per vari motivi e da tanti anni. Perciò, mi tengo aggiornato sulle pubblicazioni che parlano della città, della sua storia, dei personaggi che l’hanno resa famosa ieri e oggi, delle sue mode… Mia madre, inoltre, è un’accumulatrice seriale di libri in generale, comprese le pubblicazioni che hanno un qualsiasi riferimento con Milano, dove ha soggiornato nel periodo degli anni universitari, dei quali ha ricordi indelebili… Così, appena letta la recensione del libro “La Milanese” di Michela Proietti sul Corriere lo scorso autunno, ho pensato subito che sarebbe stata una bella idea regalo, non solo per lei e per donne milanesi di nascita, ma per tutte quelle che un po’ si sentono tali, come per quelle desiderose di capire il segreto del loro indiscusso fascino… Nel corso dei mesi, il libro ha riscosso molto successo, giungendo alla settima edizione. Avendo avuto dei feedback positivi da parte delle donne cui l’ho regalato ( veramente, la mia genitrice ha trovato qualcosa da ridire, ma non sarebbe lei se così non fosse!), mi è venuta la curiosità di approfondire il discorso direttamente con l’autrice, lei stessa non milanese di nascita.
Quale argomento/capitolo le ha suggerito l’idea di scrivere il libro?
Sono una giornalista di moda e società da molti anni per il Corriere della Sera e ho sempre avuto un osservatorio privilegiato per certe dinamiche di costume. C’è poi da dire che, da non milanese, sono stata subito incuriosita da queste donne così eleganti, eccentriche e carismatiche.
Quale il più complesso da portare avanti?
Sinceramente nessuno: tutto era molto chiaro nella mia testa quando ho iniziato a scrivere, era come se stessi raccontando degli aneddoti curiosi e divertenti a una platea immaginaria, riuscivo a “sentire” le reazioni e le risate mentre scrivevo… quasi un lavoro a metà strada tra un libro e un copione.
Ha dati sulla fascia d’età più numerosa delle lettrici del libro?
Le mie lettrici, come dice Lina Sotis che è l’autrice della prefazione, sono ragazze dai 6 ai 90 anni. E ci sono anche molti uomini e di fascia insospettabile: professionisti, medici, politici!
Quale apprezzamento le ha fatto più piacere?
Sono riuscita a portare leggerezza e un po’ di costume in un momento in cui ci si aspettava per forza che tutti dovessimo piangere sulle nostre rovine.
Immagino avrà ricevuto, però, anche qualche critica. Quale l’ha fatta riflettere, quale la più pretestuosa?
Ovviamente, se si piace a tutti c’è qualcosa che non va: vuol dire che si è scritto qualcosa di estremamente piatto e banale, mentre è la controversialità che apre dibattiti e nuove idee. Mi dispiacciono le critiche di chi non ha letto il libro e si avventura in recensioni: come quella lettrice che ha detto di aver preso il mio libro in una biblioteca e lo ha criticato… non credo che La Milanese sia già nelle biblioteche, ma lo prendo come un augurio.
Il 28 Marzo 1876, sulle pagine del Corriere della Sera (il primo numero del giornale era uscito solo il 5 Marzo!) debuttò la Marchesa Colombi con una rubrica, “Lettera aperta alle Signore” in cui parlava delle milanesi di allora con tono scherzoso e colorito. Una storia che continua nel tempo con le giornaliste del quotidiano: soddisfazione e/o responsabilità per lei?
Soddisfazione e responsabilità. Fare costume è molto divertente, ma bisogna esserci portati e per lungo tempo trovo che i quotidiani e anche l’editoria vi abbiano rinunciato… La società va raccontata per capire meglio chi siamo e dove stiamo andando.
E non dimentichiamo l’eterna ragazza Lina Sotis e i suoi “manuali”…Si aspettava l’apprezzamento che le ha riservato nella prefazione al libro o temeva il suo giudizio?
Lina, come ho già detto, è stata la mia prima sostenitrice accettando di scrivere la prefazione. Quando ha letto le bozze mi ha detto: “Hai raccontato la vita delle donne dell’età di mia figlia Francesca, grazie al tuo libro ora capisco tante cose in più.”
Intende aggiornare il suo libro con nuovi argomenti/capitoli?
Sì, intendo farlo anche perché me lo chiedono soprattutto i lettori, che nel frattempo sono diventati una community.
Due domande di una giovane lettrice, Barbara Ferrazza :
Lei è milanese? In che percentuale?
Sono perugina ma con timbro milanese. Un po’ come Lina Sotis, romana ma con timbro milanese.
Qualche signora milanese si è risentita di ciò che ha scritto?
Qualcuna sì, ma perché non si è armata di quello che ci può aiutare di più nella vita: l’autoironia.
Che dire? E’ per me una grande soddisfazione poter pubblicare questa intervista che Michela Proietti mi ha concesso con grande disponibilità. A lei, che ringrazio davvero, auguro buon lavoro e tanti successi. E a voi che avete letto questa pagina, ma non ancora il suo libro, consiglio proprio di farlo. Io ho deciso che proseguirò la lettura, nel tentativo di capire di più l’universo femminile che popola Milano.
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