“Dal vecchio continente. L’Inno alla gioia”: questo l’appuntamento conclusivo dell’edizione 2019 del Mistero dei Monti, senz’altro il più particolare. Svoltosi nell’incantevole chiesa dedicata a Nostra Signora d’Europa a Passo Campo Carlo Magno, a far gli onori di casa non poteva che essere il parroco di Madonna di Campiglio, Don Romeo: “L’evento celebra il regalo di un benefattore che ha pensato di impreziosire la nostra chiesa con un’opera d’arte che ci darà l’opportunità di parlare dell’Europa e direi che ne abbiamo grande bisogno! Anzi, lancio una proposta: nei prossimi anni teniamo una giornata dedicata all’Europa che parta proprio da questa chiesa, così bella nella sua semplicità. E’ importante che annualmente ci fosse offerta la possibilità di fermarci a riflettere su questo importante tema”, guardando attraverso i vetri “la Val Gelada, incastonata con i suoi precipizi nella Pietra Grande, maestosa ed imponente, mentre sullo sfondo si staglia il Grosté” ( Arnaldo Ferragni, “ Il patto sociale”, 30 Agosto 2019).
Umberto Folena, autorevole firma del quotidiano “Avvenire”, ha raccolto con entusiasmo la proposta di Don Romeo e, nel suo intervento, ha guidato il pubblico presente in un excursus storico a dimostrazione del fatto che oggi ci sembra normale che l’Europa sia in pace, mentre ancora meno di un secolo fa la normalità erano le guerre… Poi ha continuato chiedendosi:“Che cos’è l’Europa? Per saperlo occorre recuperare la memoria storica, perché senza di essa si corre sempre un pericolo mortale… Non si possono usare solo gli slogan che fanno sì che oggi nell’ immaginario di molti l’Europa sia esclusivamente quella dei burocrati, l’Europa che ci frena, che è cattiva… Speriamo perciò che davvero si programmi un appuntamento fisso in questo luogo, così bello…” Il giornalista poi, continuando il suo articolato intervento, ha richiamato l‘attenzione su quella che è una differenza importante: “Ricordiamoci che il patriottismo è diverso dal nazionalismo…Papa Giovanni Paolo II, in piena guerra fredda, immaginava un’Europa unita, affermando che si dovesse creare unità nella varietà, perché nessuno ha certo la pretesa di render tutto uguale!”
Ma veniamo ora a riprendere il discorso iniziale e a parlare della novità per la Chiesa al Campo, come viene comunemente chiamata dai Campigliani. Vediamo che opera d’arte sia quella anticipata da Don Romeo e perché sia stata donata proprio a questa chiesa. Anzi, parto proprio da qui dandovi qualche semplice, ma necessaria, informazione. E’ giusto, infatti, vi dica subito che Nostra Signora d’Europa non è la chiesa parrocchiale, ma il luogo di culto inaugurato il 5 Agosto 2005 dall’allora arcivescovo di Trento, Monsignor Luigi Bressan. Disegnata negli anni Novanta dall’architetto Nadia Tarolli (“È difficile trovare una bella chiesa costruita negli ultimi settant’anni…” così ha affermato Umberto Folena ammirando l’armoniosa costruzione), la “chiesa al Campo” è l’unica in Italia dedicata a Nostra Signora d’Europa. Il sacrario in Valtellina, che pure è a Lei dedicato, non è, infatti, una vera e propria chiesa, come ha ricordato nel suo intervento Marcello Palmieri, il curatore del progetto.
Proprio per la leggenda (?) che vuole che il fondatore del Sacro Romano Impero abbia fatto riposare qui il suo esercito, il parroco di allora, Don Ernesto Villa, pensò di attingere alla figura di colui che per primo unificò nel segno del cristianesimo il Vecchio Continente, per dedicare a Nostra Signora d’Europa il sacro edificio che stava sorgendo. Nel luogo di culto campigliano troviamo una copia della Madonna d’Europa, statuetta policroma della Vergine venerata nel santuario di Gibilterra, dove nacque la devozione a Nostra Signora d’Europa.
E’ presente anche una pala d’altare lignea, opera della pittrice Daniela CasoniIl dipinto rappresenta la Vergine sul trono nei boschi sotto Pietra Grande, la cima che si offre alla vista dei fedeli dai finestroni della chiesa. Sono attorno a Lei i sei patroni d’Europa, mentre un corteo guidato da Carlo Magno a cavallo si sta muovendo in direzione della Vergine. Una curiosità: in mezzo a grandi e piccoli, laici e religiosi, la Casoni ha inserito Don Villa, Monsignor Luigi Bressan, se stessa, altri campigliani, compreso suo suocero Bruno Zanon… Un omaggio, e un rimando, questo agli affreschi dei Baschenis che impreziosiscono diverse chiese della Val Rendena.
Dopo queste precisazioni, veniamo all’opera d’arte presentata il 13 Agosto nella chiesetta, un’opera al contempo simbolica e suggestiva. Si tratta di un carillon liturgico di sette campane. Realizzato ad Innsbruck dalla storica fonderia Grassmayr, la particolarità che lo rende unico consiste nel fatto che, accanto alle tradizionali melodie liturgiche, esso esegue anche l’Inno alla Gioia, la composizione tratta dalla Nona Sinfonia di Ludwig van Beethoven eletta nel 1972 Inno di Europa.
Paolo Turrina propone all’ascolto l’Inno alla Gioia con il rintocco delle sette campane
Marcello Palmieri ha illustrato la particolarità del carillon campigliano, delle sue sette campane con i ceppi lignei, interamente pirografati a mano dal designer Roberto Romanin ed Elena Zucchetti, ingegnere. Sono proprio loro, su indicazione del committente, ad aver assegnato a ogni bronzo la dedica. La campana maggiore, nota Sol, è stata dedicata, naturalmente, a Nostra Signora d’Europa ( sul ceppo sono stati incisi anche i nomi di Papa Francesco, di Don Lauro Tisi, arcivescovo di Trento e Don Romeo Zuin, parroco di Madonna di Campiglio n.d.a.). Le altre sei ai patroni del vecchio Continente: Benedetto da Norcia (11 Luglio, non più 21 Marzo come diceva il proverbio antico “A San Benedetto la rondine sotto il tetto“), Caterina da Siena (29 Aprile), Cirillo e Metodio (14 Febbraio), Teresa benedetta della Croce (9 Agosto) e Brigida di Svezia (23 Luglio).
Una volta che la struttura campanaria sarà sistemata da una ditta specializzata, la bergamasca Sabbadini Campane, sulla facciata della Chiesa (l’edificio non è dotato di campanile), ogni mezzogiorno, dalla chiesa che sorride alle Dolomiti di Brenta si innalzerà verso il cielo il suono dell’Ave Maria di Lourdes e l’Inno alla Gioia.
Per dovere di cronaca, ricordo che, dopo l’evento citato, il carillon è stato spostato nella chiesa di Maria Assunta, la parrocchiale di Campiglio. Qui il 15 agosto, giorno appunto dell’Assunzione di Maria, nella santa Messa, alla presenza dell’Arcivescovo emerito Don Luigi Bressan, il carillon è stato benedetto. L’illustre ospite ha ripercorso l’importanza storica e religiosa della tradizione mariana in Europa e nel resto del mondo e, al momento della solenne benedizione, ha fatto rintoccare, uno per uno, i bronzi. Al termine della celebrazione, prima della tradizionale processione per le vie di Campiglio con la statua della Madonna del Fico, sono risuonate le melodie che ogni mezzogiorno nei secoli a venire si leveranno a Passo Campo Carlo Magno, per invitare residenti, turisti e chiunque si trovi di lì a passare, a un momento di preghiera e di riflessione.
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