Si sono svolte qualche settimana fa le elezioni europee e una delle liste uscite sconfitte, seppur non nettamente, è stata Più Europa che non ha raggiunto la soglia di sbarramento. Una delle giovani candidate è stata la ventiseienne praticante avvocato Martina Riva, che ha comunque raccolto quasi quattromila preferenze nel collegio Nord-Ovest.
Per Riva non si è trattata della prima volta in politica, in quanto tre anni fa nelle elezioni comunali a Milano ha corso in una lista civica a sostegno di Sala. Quella volta andò meglio e venne eletta nel Municipio 7, seppur in minoranza. Ecco qualche sua riflessione.
Quando e come hai preso la decisione di candidarti alle europee?
La mia decisione è arrivata circa quaranta giorni prima del voto e l’ho fatto perché pensavo (e penso tuttora) che fosse essenziale la presenza di una candidata che volesse concentrarsi sulla questione generazionale e che ciò potesse aiutare la causa di Più Europa. Troppo spesso, infatti, i precedenti governi non se ne sono occupati, dando più spazio alla ricerca del consenso invece che porre al centro importanza al futuro.
Qual era il tuo obiettivo personale?
L’obiettivo era fare il meglio possibile. Certo, sapevo che sarebbe stato difficile condurre una campagna elettorale su un territorio vasto come il nord-ovest senza poter smettere di lavorare nemmeno per un giorno, ma io, e chi in me ha creduto, abbiamo pensato che ne sarebbe in ogni caso valsa la pena.
Come valuti la campagna elettorale e i risultati?
Quella del partito poteva e doveva andare meglio, perché non è stata raggiunta la soglia di sbarramento. Per il mio risultato personale sono invece molto contenta, considerando la condizione di partenza. La mia forza è stata la mia squadra, le persone che hanno creduto in me. E per loro provo un grande sentimento di gratitudine.
Se fossi riuscita a passare, avresti tentato di conciliare l’impegno all’Europarlamento col ruolo di consigliera nel Municipio 7?
No, avrei lasciato il ruolo di consigliera di Municipio, perché considero che la presenza in Europa sia oggi senz’altro prioritaria e non penso che sia compatibile con nessun altro tipo di lavoro. Non ho, però, mai pensato di venire realmente eletta: il mio era un impegno per un progetto, quello di Più Europa, quindi non ho nemmeno mai pensato di trovarmi nelle condizioni di lasciare il mio lavoro in studio o il mio ruolo di consigliera di Municipio.
Cosa credi debba fare Più Europa per crescere?
Sicuramente allargare la propria base, coinvolgendo le tante persone che oggi sentono di non avere più una casa politica. Deve puntare sul coinvolgimento dei giovani, di chi ogni giorno fa impresa e di tutti coloro che sono disposti a impegnarsi, anche nel proprio piccolo, per migliorare l’Italia e far sì che sia sempre più europea.
Pensi ci siano stati errori in campagna elettorale o avete fatto tutto il possibile?
Certamente si poteva fare di più, davanti a una sconfitta è sempre giusto fare autocritica. Ora, però, è già tempo di guardare avanti: si tratta di trovare il modo per rimediare. Penso che semplicemente serva tempo per costruire un nuovo progetto.
Che maggioranza ritieni si formerà nell’Europarlamento?
Penso si formerà un’alleanza di europeisti, nella quale l’ALDE (Gruppo dell’allenaza dei liberaldemocratici per l’Europa) avrà un ruolo decisivo.
Venendo all’Italia, come giudichi l’operato del governo in questo suo primo anno?
Penso sia il peggio che potessimo aspettarci da qualsiasi tipo di governo, in quanto non sta perseguendo l’interesse del Paese, ma solo tutto quello che può far guadagnare consenso nel breve periodo. Provvedimenti come il reddito di cittadinanza, quota cento e provvedimenti spot in tema di immigrazione non portano soluzioni che guardino veramente al futuro, ma sono rivolte semplicemente alle prossime elezioni. A questo proposito, mi viene in mente una famosa frase di De Gasperi “Un politico è colui che guarda alle prossime elezioni, uno statista alle prossime generazioni”.
Pensi che cadrà?
Io non ne sono così sicura, perché penso che il potere cementifichi unioni che possono sembrare impossibili. Poi, ritengo il fatto che a Salvini faccia comodo l’alleanza con i Cinque Stelle renda più difficile che qualcuno stacchi la spina a questo governo. Comunque, penso che dopo questo governo, ne arriverà uno tecnico per salvare il salvabile.
Passando a Milano: da qualche mese siamo entrati nella seconda metà del quinquennio con Sala sindaco: che giudizio dai dell’operato del primo cittadino?
Un ottimo giudizio, perché Sala si è confermato capace di portare avanti sfide importanti e si è spinto ad affrontare diverse battaglie per allargare gli orizzonti della città. Penso a quanto è stato fatto per l’EMA, malgrado il triste risultato, per l’ agenzia europea del lavoro, e le Olimpiadi invernali del 2026. Sono certa che l’amministrazione milanese continuerà su questa strada, aprendo sempre più porte, sia a Milano che all’Italia, verso l’Europa e il Mondo intero.
Vorresti che Sala si ricandidasse e continuasse a guidare Milano per altri cinque anni o lo vedresti bene come leader alle prossime elezioni politiche?
Una persona preparata come l’attuale sindaco di Milano potrebbe ricoprire nel migliore dei modi qualsiasi ruolo. Potrebbe sicuramente guidare una coalizione progressista, ma allo stesso tempo potrebbe fare ancora molto come sindaco di Milano. Personalmente,preferirei che rivestisse ancora questo incarico, perché la metropoli ha bisogno di una persona che abbia come obiettivo continuo quello di alzare l’asticella, portando nuove possibilità di impresa e nuove iniziative che avrebbero un’importante e positiva ricaduta su tutto il Paese.
Ringrazio Martina Riva per il tempo dedicatomi e le auguro buon lavoro per tutto, convinto che ci sia davvero bisogno di giovani come lei.. Max Weber diceva: “Tre qualità possono dirsi sommamente decisive per l’uomo politico: passione, senso di responsabilità, lungimiranza.” e mi pare proprio che a lei non manchino.!.
“In politica presumiamo che tutti coloro che sanno conquistarsi i voti sappiano anche amministrare uno stato o una città… Quando siamo ammalati, però, chiamiamo un medico provetto, che dia garanzia di preparazione specifica e competenza adeguata. Non ci fidiamo del medico più bello o più eloquente.” (Platone)
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