In questi giorni, il dibattito politico nazionale verte soprattutto sul referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre. Chi mi segue sa che ho già affrontato questo tema in estate, parlando di un evento molto interessante, organizzato dalla Fondazione Corriere della Sera con tre grandi esperti, Angelo Panebianco, professore universitario e editorialista del giornale di via Solferino, Pasquino, scrittore e docente, e Giovanni Maria Flick, presidente emerito della Corte Costituzionale.
Mi sembra opportuno tornare ad affrontare il discorso quando manca meno di un mese, considerata la grande importanza che l’argomento riveste.
Questa volta, però, voglio offrirvi il punto di vista di un giovane. Si tratta di Stefano Castoldi, laureando in giurisprudenza, un’esperienza di studio all’estero e una grande passione per la politica, anche attiva, come dimostra il suo recente passato di consigliere di zona per la lista Nuovo Polo per Milano dal 2011 al 2016. Lo scorso weekend, Stefano è andato alla Leopolda, dove ha avuto la possibilità di esporre la sua posizione.
Sentiamo da lui.
Avevi già preso parte in qualche altra occasione agli incontri della Leopolda?
No, questa è stata la mia prima volta.
Cosa ti ha spinto a partecipare in questa occasione?
Sono stato invitato dalla ministra dell’Istruzione, Stefania Giannini, che aveva ascoltato il mio intervento ad un evento sul referendum organizzato da un comitato di accademici. In quell’occasione, le feci una buona impressione e, quindi, mi ha chiesto di presenziare attivamente anche alla Leopolda, per esporre la prospettiva dei giovani nei confronti del referendum.
Quale atmosfera hai trovato?
Non era la tipica atmosfera di una festa di partito, ma si capiva che si trattava di un incontro in cui era data la possibilità a tutti di sedersi ai tavoli, parlare con parlamentari e ministri per confrontarsi su tematiche di attualità politica che riguardano tutti. E’ stata una bella opportunità per coloro che volevano esprimere la propria idea.
Quale, in estrema sintesi, il pensiero che hai esposto ?
Ho voluto evidenziare che ci sono tanti giovani delusi dalla politica nazionale e che, viaggiando, hanno modo di vedere da vicino i sistemi esteri, dove i nostri coetanei contano di più come categoria. Dal mio punto di vista, se il referendum passasse, potrebbe rappresentare un segnale importante, di fiducia per tutti noi. In caso contrario, oltre a disaffezionarci ancora di più nei confronti della politica attiva, prenderemmo seriamente in considerazione l’idea di andare all’estero per non tornare più in Italia.
Ecco l’intervento integrale
Hai avuto l’impressione che le tue idee siano state condivise e apprezzate ?
Ho ricevuto molti apprezzamenti dagli amici che hanno sentito il mio intervento. Sono stato, comunque, abbastanza critico per quanto riguarda l’approccio che il governo ha sulle pensioni e verso i sindacati e, quindi, può essere che qualcuno in sala abbia avuto qualcosa da ridire. L’intervento, ci tengo a sottolinearlo, non era certamente volto a fare complimenti a tutti e a cercare un facile consenso.
Alla data attuale, quale probabilità ha il “sì” di vincere?
Il 40%, ma può rimontare perché secondo me, se gli indecisi si informano in maniera oggettiva, non esistono motivi per dire no, salvo pregiudizi o astio per Renzi. Tutto questo, però, non costituisce un serio motivo, tantomeno oggettivo, per decidere su una riforma costituzionale.
In caso di sconfitta, come dovrebbe comportarsi Renzi ?
Assolutamente nello stesso modo in cui si è comportato finora, continuando, cioè, a fare il suo lavoro, sperando che riesca ad investire di più sui giovani. Poi, alle prossime elezioni politiche sarà il Paese a decidere se confermare la fiducia a lui e al PD.
Sei anche tu convinto che pesi la personalizzazione fatta da Renzi a suo tempo e che, quindi, il “no” sia contro di lui?
La campagna a sostegno del no sta trasformando la campagna elettorale in un referendum pro o contro Renzi. Non penso, quindi, che pesi la personalizzazione fatta da lui, ma se mai quella fatta dai sostenitori del no.
Secondo te, la maggioranza degli italiani si è adeguatamente informata?
Non accade mai che la maggioranza si informi in modo adeguato, a maggior ragione su una questione complessa come un referendum costituzionale che non può essere capito da tutti. Si fa il possibile per spiegare i principi generali che, secondo me, sono condivisibili. (A questo proposito, faccio presente ai lettori che Castoldi tiene sul suo profilo facebook una rubrica settimanale dal titolo “Le mie ragioni per il sì-un post ogni giovedì” nda)
Perché sono così tanti i giovani che si dicono a favore del “no”?
Ci sono diversi modi di manifestar la delusione e la sfiducia verso la politica di cui parlavo anche prima. Io la interpreto come conseguenza dell’assetto istituzionale,perciò penso che, cambiandolo, si possa sperare di offrire una prospettiva diversa. Evidentemente, molti giovani non si fidano e preferiscono dire no a una riforma importante e potenzialmente innovativa come questa.
Che peso hanno i 5 Stelle, soprattutto Di Battista e il suo tour, in tutto questo?
Loro sono solo una delle tante forze che sostengono il no, insieme a forze di estrema destra ed estrema sinistra. E’ un fronte abbastanza trasversale e non penso ci sia un’influenza specifica del movimento Cinque Stelle sulla scelta dei giovani, se è questo che intendi.
Ci sono però anche tanti esperti di diritto che si oppongono alla riforma: non penso che lo facciano in opposizione a Renzi. Quale il tuo punto di vista?
Ci sono tanti costituzionalisti che sono critici nei confronti di alcuni aspetti della riforma, ma la conclusione che essa vada bocciata per quelle criticità è politica. A loro non piace il modo che questo governo usa per affrontare il problema. Anche i costituzionalisti più preparati utilizzano ragionamenti tecnici, ma alla fine il giudizio è solo politico.
Per rispettare la par condicio, mi prendo l’impegno di cercare, entro i primi di dicembre, anche la voce, possibilmente giovane, di una persona a favore del no.
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