I believe in you

Sapete, per diversi giorni non ho fatto altro che arrovellarmi il cervello per trovare un argomento che mi convincesse abbastanza da condividerlo qui con tutti voi: avrei potuto parlarvi della mia splendida estate (e giuro che questa era l’idea iniziale!), di come mi sia innamorata della città di Firenze, in quei tre giorni in cui l’ho visitata per la prima volta, e di come io sia rimasta affascinata da quella velata atmosfera letteraria, di cui ho sentito parlare fin da bambina.

Avrei potuto scrivere dell’ustione che mi sono beccata sulle rive di Sirmione sul Lago di Garda, perché, ovviamente, non so seguire nemmeno i miei stessi consigli (v. articolo precedente!) Mi sarei potuta concedere qualche paragrafo per narrarvi del caldo sole di San Vito Lo Capo in Sicilia, le cui acque cristalline mi hanno tenuta offline per ben sette giorni.

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Ma no.

Questa volta, vi voglio raccontare una storia.

C’era una volta una principessa che aveva tanto, probabilmente tutto: i suoi genitori l’amavano, aveva tanti amici, andava bene a scuola ed era felice. Eppure si sentiva sempre tanto sola, anche se non era ancora completamente cosciente che si trattasse di solitudine, tanto che, per sfuggire a questa malinconia, si era creata una realtà alternativa, un mondo tutto suo dove rifugiarsi e in cui passare gran parte della sua giornata. Aveva anche un’amica immaginaria di nome Emma. Insieme, la principessina ed Emma avevano vissuto mille, strabilianti avventure e aperto una merceria dove vendevano tutto quello che piaceva loro.

Poi successe che la principessa crebbe e cominciarono ad arrivare le prime delusioni: non era più così brava a scuola, non aveva più tanti amici, veniva criticata, denigrata, insultata e presa in giro, piangeva spesso per tutto e niente ed era costantemente infelice.

La principessa, però, crebbe ancora, se ne andò via dal palazzo del re e delle regina e si ricostruì pian piano una vita: incontrò una persona di cui si innamorò perdutamente che la trattò male, sbagliò ripetutamente, cadde, si rialzò, lottò fino allo sfinimento and back e ritornò a essere felice.

No, non sto per svelarvi il segreto della felicità: dopotutto, per ognuno di noi è diverso, c’è addirittura chi non desidera nemmeno essere felice.

Lo vedete il titolo lassù? Ecco di cosa volevo scrivere.

Credere in se stessi.

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Michael Bublè ci ha da poco fatto una canzone: dice che crede nel ricominciare daccapo, di credere che i nostri cuori siano veri, che le cose buone stiano per arrivare.

Una piccola, fondamentale verità che ho appreso da tempo, ma che, forse, devo ancora comprendere appieno. Se ne potrebbe discutere all’infinito e oltre, mentre io posso parlarvi di quei soli pochissimi spiragli che sono riuscita a cogliere. E lo faccio con la consapevolezza che ci sono tutte le possibilità che la principessa ripeta lo stesso ciclo molte volte ancora.

Capire perché ho fatto determinate scelte, rispetto ad altre. Capire perché voglio laurearmi e crearmi la vita che sento mia. Capire perché continuo ostinatamente e volontariamente a sbattere la testa contro lo stesso muro. Capire in che modo le mie diversità non siano da condannare, ma siano l’opportunità di fare la differenza nel mondo. Capire come continuare a essere un’inguaribile romantica in una civiltà in cui la verginità stessa è considerata un fardello di cui liberarsi il prima possibile. Capire perché non voglio più limitarmi a scrivere un articolo ogni  due mesi, ma darmi da fare seriamente, come mi sto impegnando, con rinnovato entusiasmo, nello studio, e pubblicare un articolo al mese…sempre che non me ne scappino due, se mi viene voglia di recensire anche un libro o un film! Uhm…e se trasformassi questa mia rubrica bimestrale sui generis, in un appuntamento letterario e cinematografico, due mie grandi passioni? Ci devo pensare…voi cosa mi suggerite?

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Ad ogni modo, non conosco le risposte alle righe sopra, ma ho la certezza che se non perderò la fiducia in me stessa, quelle domande, un giorno, troveranno pace.  E tutto questo perché ho pensato bene di ascoltare in loop “I believe in you” di Michael Bublè. Si è capito che consiglio lo stesso come medicina contro tutto?

Credete in voi stessi. Sempre. Anche con tutto il mondo contro. Quando tutti staranno andando a destra e voi sarete i soli ad andare a sinistra. Quando non farete quello che gli altri si aspettano e vorrebbero da voi.

Io, dal canto mio, prometto di credere in voi, chiunque voi siate. Continuerò a credere in me stessa e, con voi come testimoni, a lavorare per realizzare tutto ciò che mi frulla nella testa.

Alessandro Magno diceva ai suo soldati: “Bruciate le navi!”…io ho appena bruciato le mie, scommettete con me?

Vostra,

la ragazza sul treno.

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