Expo volge ormai al termine ma non mancano motivi e spunti di interesse, come il convegno svoltosi venerdì 23 Ottobre nell’Auditorium di Palazzo Italia dal titolo “Trasparenza e competenze: un investimento per la legalità e lo sviluppo”. Sono intervenuti molti relatori che si sono distinti per la qualità dei loro discorsi.
Ha parlato per primo il capo della polizia, Alessandro Pansa, che ha definito la conferenza “la giornata che costituisce evento di chiusura di un ciclo organizzato dalle forze dell’ordine.” Pansa ha, poi, proseguito spiegando che “quello di cui si parla oggi è un tema importante. Sicurezza e legalità rappresentano un binomio indissolubile e la sicurezza viene declinata in vari aspetti, per esempio contro le infiltrazioni delle mafie negli appalti pubblici.” Il capo della polizia ha manifestato, inoltre, il suo orgoglio “per i risultati molto importanti , come per esempio i molti beni confiscati alle mafie e anche il sistema di tutela degli appalti pubblici.” Parlando di Expo, ha affermato che “è stato sperimentato modello che ha consentito di esser tenuta quanto più possibile al largo la mafia, sistema che viene e verrà adottato per tutte le opere pubbliche, tra cui anche e soprattutto quelle per il Giubileo a Roma. Pansa è, quindi, tornato sul tema della legalità, dichiarando che “è un concetto che cammina vicino a quello di sicurezza. Il terreno deve esere coltivato col seme della legalità. Il Dipartimento di sicurezza ha sviluppato nel periodo precedente il progetto legato al PON (Programma operativo nazionale) sicurezza con oltre un miliardo e gli obiettivi prefissati e poi raggiunti sono stati molto importanti. Per il prossimo quinquennio abbiamo previsto un ulteriore impianto forte di iniziative da portare avanti con un piano che mira alla legalità e un approccio trasparente. C’è molto interesse da parte nostra che la programmazione abbia dei risultati positivi come in passato.” Un altro fattore decisivo nella lotta alla corruzione è, secondo Pansa, “il rafforzamento della pubblica amministrazione. Bisogna, perciò, operare su tre direttrici: supporto al mondo imprenditoriale per la diffusione della sicurezza, inclusione dell’economia sociale e promuovere la cultura della responsabilità. Col nostro esempio ci facciamo carico delle nostre responsabilità.” Il capo della polizia ha terminato il suo lungo intervento dicendo che “con tutte le istituzioni saremo pronti a fare nostro lavoro, convinto che testimonianza dell’impegno di tutti sia un importante contributo”.
A questo punto è stato il turno di Fassino, sindaco di Torino e presidente dell’Anci, intervenuto soltanto attraverso un video causa impegni per la legge di stabilità. Nel suo discorso ha sottolineato “il valore della riflessione che oggi si compie. ANCI è impegnata da tempo nel sostenere politiche a vantaggio di una piena trasparenza per l’affermazione di una vera legalità. L’operato dev’essere lineare e legale nella sua realizzazione perché da ciò dipende la credibilità della politica. Abbiamo elaborato linee guida per trasparenza e legalità per accompagnare i sindaci nelle scelte amministrative per adempier al meglio i propri obblighi. ” Fassino ha, poi, parlato della “proposta di una commissione per monitoraggio e revisione della legge anti corruzione, la cui approvazione è stato un fatto molto importante ma richiede monitoraggio costante e, laddove necessario, anche interventi migliorativi. Per esempio l’incompatibilità ha posto giustamente vincoli stringenti ma la sua pratica attuazione ha generato vincoli ostatitivi per un’efficiente attività.” Il presidente dell’ANCI ha proseguito ricordando che “siamo impegnati ogni giorno nell’affrontare il tema degli appalti, con la convenzione con autorità appalti costantemente al lavoro per garantire che la normativa sia la più efficace e lineare possibile. Operiamo anche sul fronte della promozione culturale del tema della legalità e trasparenza perché la possibilità che una società viva bene dipende anche dai comportamenti dei singoli oltre che dalle leggi. Sono state, perciò, promosse giornate della legalità per far conoscere le normative e stipulati protocolli di cooperazione tra comuni e organizzazioni“. Fassino ha terminato il suo discorso affermando che “siamo aperti a ogni forma di collaborazione“.
Dopo il presidente dell’ANCI, ha parlato il suo vice nonchè sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, che ha tenuto ad evidenziare che “nel 99.9% i sindaci rappresentano un baluardo della democrazia e della credibilità della politica. E non dico questo solo per difendere la mia categoria, anche perché solo da un anno sono sindaco”, la precisazione di Ricci, che ha proseguito raccontando che “da casa mia al comune mi fermano in tanti e mi pongono tante problematiche. Il Sindaco è il primo riferimento dello Stato perchè lo tocchi lo vedi, e infatti l’astensionismo non è molto alto alle comunali. Significativo, inoltre, il fatto che tanti sindaci siano costretti alla scorta perchè fanno molto bene il proprio lavoro.” Il vice presidente dell’ANCI ha, poi, sottolineato che i sindaci “prendono di meno e hanno maggiori responsabilità, dalle calamità naturali a molte altre cose. Da parte nostra c’è un’azione di grandissima collaborazione con le forze dell’ordine, prova ne sono i pochissimi casi di scontro tra sindaci e prefetti o questori. Stiamo collaborando anche con l‘autorità nazionale anti corruzione e siamo, infatti, favorevoli a norme contro il riciclaggio e su appalti. Riteniamo sia importante togliere il criterio del massimo ribasso , spesso elemento di introduzione di aziende sconosciute e causa di lavori mai terminati.” Ricci ha terminato con una riflessione molto interessante: “personalmente, però, credo che l’aspetto culturale sia il cuore del problema e per questo portiamo la battaglia per la legalità nelle scuole, battaglia in cui credo veramente. Ogni anno, poi, intitoliamo luoghi pubblici a vittime della mafia.”
Come quarto relatore, è intervenuto Roberto Alfonso, da luglio procuratore generale della Corte d’Appello di Milano “La battaglia per la legalità ci impegna moltissimo e il risultato finale purtroppo è ancora lontano ma gli strumenti che abbiamo a disposizione ci possono portar alla vittoria” l’introduzione speranzosa del procuratore. Alfonso ha continuato spiegando che “Famiglia e scuola devono trasformare un bambino in un cittadino che deve aver consapevolezza dei diritti e dei doveri , non accettando i primi come concessioni e rispettando i secondi i doveri che gli derivano. Importante e necessario è, poi, recuperare il valore della sacralità della cosa pubblica, e non pensare che, siccome è di tutti, allora non è di nessuno. La lotta alla corruzione va fatta su tre livelli: primo, come detto, la cultura, al secondo la prevenzione e, infine, al terzo la repressione , che arriva troppo tardi, quando cioè il delitto e il reato sono già stati commessi. Ogni istituzione deve fare la sua parte e nel contrasto alla corruzione la trasparenza viene recuperata perché ispirata dalla convenzione onu, indicandolo come sistema che deve adottare misure dirette per legalità e integrità” Il procuratore ha spiegato che “il saccheggio della cosa pubblica è rappresentato anche dal peculato e dalla concussione e che per contrastarlo va formata la cultura dell’integrità, che dipende anche dal piano comportamentale delle persone che fanno parte delle istituzioni“.
Dopo Alfonso, ha parlato Michele Corradino, membro dell’Autorià Nazionale AntiCorruzione, sostenendo che ” la legge sugli appalti è un’occasione unica per far ripartire l’economia. Importante la semplificazione, tramite anche la riduzione delle stazioni appaltanti , verificandone il livello. Importante fare attenzione alla costante delle varianti e delle deroghe perchè sono l’anticamera della corruzione. Fondamentale, inoltre, ridare centralità all’ANAC.” Corradino ha chiuso il suo intervento, ricordando che “tutti i documenti internazionali ci chiedono vigilanza ma noi avevamo perso la cultura del controllo“.
A questo punto ha parlato Ivanhoe Lo Bello, presidente di Unioncamere, che ha spiegato che “il digitale può esser un supporto formidabile per la trasparenza e la legalità, in particolare può agevolare il rapporto tra imprese, amministrazione e i cittadini. Fino ad oggi questo rapporto avveniva fisicamente mentre il digitale supera ciò con la sconfitta della corruzione. Lo Bello ha affermato inoltre che “gran parte della criminalità è favorita dalla mancanza di informazioni sulle imprese che cercano lavoratori. Adesso , invece, siamo in grado di conoscere la crescita delle aziende per evitare problemi sociali e il registro delle imprese opera in tempo reale”.
Il primo giro di interventi è stato completato dal vice capo della polizia, il quale ha iniziato dicendo che “Spesso tendiamo a rappresentare il paese come affetto da problema endemico ma bisognerebbe fare un’analisi comparata con gli altri Paesi. Si vedrebbe, quindi, che il quadro normativo è molto variabile su territorio europeo. La specificità Italiana è la norma sui beni tolti alla mafia“. Ha poi proseguito sostenendo che “c’è molto da fare sul piano culturale e persino pedagogico, anche se stiamo facendo qualcosa. Di recente, infatti, è stata stipulata un’intesa per usare fondi europei su laboratori per ragazzi e giovani”.
Il secondo giro è stato aperto da Ricci, che ha segnalato come “in questi anni di mancanza di risorse ci siamo dovuti inventare il volontariato. Per esempio, la scuola di Pesaro è stata tinteggiata dai cittadini e anche dai profughi che ospitiamo, senza fare propaganda. Preciso che, se anche se avessi usato soldi, avrei comunque voluto coinvolger i cittadini.” Il vice presidente dell’ANCI si è dimostrato fiducioso, affermando che” Ci sono, quindi, segnali che vanno nella giusta direzione. Importante ricordare che la cosa pubblica è uno dei beni più preziosi che abbiamo”. Ricci si è unito all’appello di Corradino, sostenendo che “abbiamo bisogno di semplificazione , perchè la semplicità è il principale antidoto alla corruzione. Abbiamo procedure allucinanti per atti amministrativi. Perfortuna finalmente abbiamo avuto risorse dalla legge di stabilità“, la conclusione positiva del suo intervento.
Ha ripreso la parola Alfonso, affermando che “una pubblica amministrazione efficiente è possibile e dipende da tutti.” Riprendendo il concetto espresso nel suo primo intervento, ha spiegato che “Una volta diventato cittadino, gli vanno assicurati tutti i servizi perché così starà più facilmente dalla parte dello Stato, altrimenti ci verrà difficile portarlo dalla nostra parte nella lotta alla mafia“. Il procuratore generale ha, inoltre, voluto sottolineare che “ il Codice antimafia è risultato ancora più positivo nella prevenzione. I protocolli di legalitàsono stati una prima manifestazione di buona volontà e adesso sono molto più stringenti. Bisogna arrivare fino alla sospensione di erogazione pubblica o benefici in caso di violazione dei protocolli. Il rating legalità se si lega ad un protocollo di legalità serio diventa una certificazione che può essere usata anche all’estero.”
Dopo Alfonso, ha parlato nuovamente Corradino, il quale ha spiegato che “la tradizione Italiana prevede di aggiungere vincoli burocratici ma questo non basta. Anzi, le nuove direttive comunitarie ci impongono una filosofia diversa.” Il membro dell’ANAC ha affermato che “gli appalti diventano decisivi nelle strategie economiche, caratterizzate da un nuovo modo di essere, contraddistinto da trasparenza assoluta.” Corradino ha ricordato che “Dal 2013 vige l’obbligo di metter i dati degli appalti in rete in linguaggio confrontabile” sottolinenado, infine, che “è necessario recuperare l’idea che corrotto non è un modello vincente ma da stigmatizzare“.
Dopo gli interessanti interventi dei relatori, ha chiuso il convegno il Ministro dell’Interno, Angelino Alfano, per tutto il tempo attento spettatore tra il pubblico. Alfano ha iniziato con i ringraziamenti di rito e poi, un po’ a sorpresa, ha deciso di rinunciare all’intervento preparato dagli assistenti, preferendo giustamente parlare a braccio, traendo spunto dai discorsi precedenti. Il ministro ha, quindi, rivendicato i suoi meriti, tra cui il codice antimafia, al quale ha apportato correttivi importanti. Alfano ha spiegato che “è importante la misura empirica della bontà delle leggi: se applicate, significa che se ne sentiva la mancanza. Sono state, infatti, introdotte una serie di cose che hanno funzionato perché c’erano gravi lacune. La norma vera anti corruzione è rappresentata dal settimo comandamento o dalla coscienza per chi non crede.” Il Ministro si è detto “affezionato all’idea della squadra Stato, in quanto, se ciascuno fa il proprio lavoro, la squadra vince”, prendendo come esempio proprio l’Expo, spiegando che “noi qui siamo nel luogo di una vittoria, perchè la gente fa lunghe file per vedere un’eccellenza. Ricordo ancora la trepidazione dei mesi precedenti all’inizio del grande evento per trovare l’equlibrio tra le libertà in gioco (sicurezza che implica maggiori controlli e quindi più file) e possiamo dire di esser riusciti a trasformare Expo in un grande affare per le persone ma non per la mafia. La prevenzione a Expo ha, infatti, funzionato”. Alfano ha, quindi, proseguito spiegando che”Tuteliamo la trasparenza , a difesa del principio di libera concorrenza a vantaggio, quindi, del cittadino come utente finale del servizio oggetto della gara d’appalto. Il Ministro è tornato a parlare di Expo, definendo il metodo usato “un’importante sinergia tra le istituzioni, che ha consentito di evitare le infiltrazioni mafiose. Alfano ha, poi, affermato che il “sovrapporsi dei vincoli è uno dei motori della corruzione e quando si apre la via ai protocolli di legalità, si parla di sussidiarietà con forme moderne di sicurezza sempre più integrate.” Riprendendo i discorsi dei relatori, il Ministro ha definito il Rating legalità “una spilla da appuntarsi” e ha apprezzato chi ha parlato dell’importanza dei messaggi culturali. A questo punto, Alfano ha voluto porre l’accento sull’agenzia dei beni confiscati, chiarendo che “prima erano fondi dormienti , ossia i fondi dei boss restavano nelle banche, mentre da qualche anno sono inseriti nel fondo unico. Il messaggio culturale è, quindi, l’utilizzo che facciamo dei fondi confiscati, come per esempio case per finanziare il sistema che contrasta la criminalità. A questo proposito, probabilmente la mia più grande soddisfazione politica è l’aver consegnato ai carabinieri il covo di Riina. Purtroppo un messaggio culturale devastante parte da quella parte di magistratura sotto inchiesta a Palermo proprio per la gestione dei beni confiscati alla mafia. Il Ministro ha, però, voluto chiudere con parole di fiducia, sostenendo che “se tutti facciamo la nostra parte, si possono ottenere altri grandi risultati nella lotta per la legalità”.
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