Secondo il World Giving Index, una ricerca svolta da oltre 40 anni dalla Charities Aid Foundation che studia i comportamenti di 144 Paesi nel mondo, valutandoli secondo tre misure, e cioè l’aiuto offerto a uno straniero, la donazione di denaro e il fare volontariato, i più gentili sono gli australiani, seguiti dagli irlandesi, dai canadesi e dai neozelandesi. Non se la cavano male neanche americani , olandesi, indonesiani e inglesi. E noi italiani? Risultiamo veramente poco inclini alla gentilezza, nel suo significato più ampio e complessivamente ci posizioniamo al 68° posto, con poco onore, direi.
E che ci sia bisogno di quella gentilezza non è cosa nuova. Basta pensare alla grande intuizione di Monsignor Giovanni della Casa che nel suo Galateo cinquecentesco scriveva: “i piacevoli modi e gentili hanno la forza di eccitare la benevolenza di coloro co’ i quali viviamo”.
Per venire ai nostri tempi, nel 1997 è nato a Tokyo il World Kidness Movement , un movimento internazionale apolitico e laico che, con una rete di organizzazioni sparse in 23 Paesi, Italia compresa, a partire dal 2000, promuove la gentilezza come stile di vita.
Allora, ho deciso: il 2021 sul mio blog sarà l’anno della gentilezza. Qualcuno si sarà chiesto ( e mi ha chiesto!) perché finora abbia ignorato la giornata ad essa dedicata, il 13 Novembre. Presto detto: comincio ad avvertire un certo fastidio per le giornate della…perché, arrivati a sera, non se ne parla più e tutto torna come prima. Non nutro grandi aspettative sulla mia scelta di dedicarle un anno, ma mi piacerebbe raccogliere contributi che dimostrino come la gentilezza esiste e fa bene. Anche alla salute, stando a una ricerca degli studiosi di Oxford. Dalla loro ricerca è risultato, infatti, che basta una settimana all’insegna della cortesia per sentirsi meglio e che le persone ben disposte verso gli altri, non solo sono meno ansiose e più positive, ma presentano parametri fisiologici migliori. Insomma, essere gentili riduce lo stress, abbassa i livelli di cortisolo e migliora la pressione sanguigna.
A sostegno di quanto ho scritto, vi propongo i pareri e le posizioni di personaggi che, a vario titolo, hanno qualcosa da dire in merito.
Piero Ferrucci, psicoterapeuta e filosofo, autore de La forza della gentilezza con la prefazione del Dalai Lama, afferma: “La gentilezza è un modo di uscire dalla prigione dell’egoismo. E’ dimostrato che più siamo concentrati su di noi, più diventiamo ansiosi…L’essere umano è fatto per cooperare: quando qualcuno vicino a noi si sente male, l’istinto ci porta ad aiutarlo… I neuroni dell’empatia ci orientano verso la gentilezza e nel nostro cervello c’è anche il circuito della cura, presente nelle madri e in tutta la specie umana…Da milioni di anni siamo esseri solidali, la gentilezza è sempre a nostra disposizione. Talvolta la perdiamo per i traumi della vita o perché non siamo stati accuditi da piccoli (!)”
Stefano Caracciolo, professore ordinario all’Università di Ferrara, insegna la gentilezza nel rapporto medico-paziente. “Non servono dimostrazione: tutti stiamo meglio ricevendo o donando un sorriso…Nel corso della vita possiamo perdere gli atteggiamenti gentili, ma è sempre possibile recuperarli…Essere buoni è un vantaggio indispensabile al vivere civile.”
Maria Luisa Agnese in un articolo comparso sul Corriere il 28 Dicembre 2013 “E il piacevole scacciò il cool” si augurava che nel 2014 si rivalutasse la straordinaria forza della gentilezza, della sua capacità di persuasione nelle relazioni sociali e sul lavoro. Al riguardo, citava Marissa Mayer il 16 Luglio 2012, giorno del suo insediamento come Ceo a Yahoo: “Il mio scopo è quello di dare qualcosa di piacevole ai nostri clienti…”
Non vi basta? E’ allora utile anche un giro in libreria per verificare come oggi si torni spesso a parlare della gentilezza, valore assai dimenticato, quando non irriso. Oltre al già citato libro di Ferrucci, in Francia è stato pubblicato l’Eloge de la gentillesse del filosofo Emmanuel Jaffelin, in Gran Bretagna, l’ Elogio della gentilezza di Adam Philips, psicanalista e dalla storica Barbara Taylor .
Cristina Milani, psicologa, scrittrice e imprenditrice svizzera, presidente del World Kidness Movement, ha pubblicato nel 2017 La forza nascosta della gentilezza, in cui sostiene che essere gentili è tutta questione di allenamento. Il mettersi nei panni dell’altro è lo strumento più utile a diffondere gentilezza ed essere gentili vuol dire avere cura di tutto ciò che ci circonda ed essere socialmente responsabili. La scrittrice dice: “ La gentilezza è un fluido che olia gli ingranaggi della comunicazione contribuendo alla costruzione di un mondo migliore”. Altro che segno di debolezza!
Voglio chiudere questo breve viaggio in libreria, con Gianrico Carofiglio e il suo “Della gentilezza e del coraggio. Breviario di politica e altre cose”? La gentilezza di cui lui parla è da ritenersi una “virtù guerriera”, come scrive Antonella Fiori che l’ha intervistato per il settimanale F. “E’ un’arte marziale della convivenza civile, utilissima a restare saldi in questa pandemia dove tutti straparlano con toni aggressivi e cafoni”. Secondo Carofiglio, essere gentili non vuol dire “porgere l’altra guancia” o sottrarci al conflitto, ma affrontare la situazione con la nostra capacità di ascolto, mantenendo lucido il pensiero, primo scudo verso la barbarie, e contrapponendo ottimi argomenti per “mettere al tappeto i provocatori e gli aggressivi, con elegante fermezza…”. La gentilezza, però, da sola non basta: ci vuole il coraggio, che è il buon uso della paura che “ ci fa riconoscere, anche in un mare in tempesta, quello che sta realmente succedendo, senza farci travolgere dall’orgia di opinioni dei media”.
A questo punto, vorrei che ci chiedessimo qual è il giusto significato di gentilezza. Non può essere solo quello attribuitole da Dante nel famoso sonetto, dove “la gentilezza era la nobiltà d’animo, una virtù spirituale o morale che ne conteneva tante altre: dalla modestia alla magnanimità, alla dolcezza…” ( Paolo di Stefano, sul Corriere del 14 Novembre 2017). La gentilezza “confina con la mitezza…che non esclude la fermezza contro l’ingiustizia…Talvolta equivale alla magnanimità…e può prendere i colori della compassione” che vuol dire partecipazione alla sofferenza degli altri… Si rivela come generosità, un sentimento in declino e che spesso genera in molti il sospetto che che dietro a un atto di gentilezza si nasconda un progetto di manipolazione, o comunque un do ut des. Per essere gentili ci vuole pazienza, cosa difficile in questo che è il tempo dell’impazienza. Oggi sembra non esserci tempo a sufficienza per usare gentilezza, per avere cura degli altri.
Per chiudere, la gentilezza è quel valore discreto che rende la vita degna di essere vissuta e che può essere declinato in vari modi. E’ la capacità di mettersi in ascolto dell’altro, di cogliere, e accogliere, le sue fragilità. E’ generosità, altruismo, solidarietà. Perciò, fatevi sentire e raccontatemi gesti di gentilezza che vi riguardano, di cui siete venuti a conoscenza o cui avete assistito… E per favore, basta pensare che la persona gentile sia un debole o classificare la gentilezza come buonismo…
GRAZIE
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