Festa della mamma 2020
All’insegna del take away?
Si potrebbe fare, visto che non ci si può ritrovare in un buon ristorante… Ma, prima di dirvi cosa farò io, apriamo una delle solite, ma necessarie, parentesi. Take away è uno dei termini importati che in questi giorni spopola, e sta superando lockdown, triage, smart working e compagnia a briscola… Domanda: siamo sicuri che non ci siano parole o locuzioni della nostra bella lingua per esprimere gli stessi concetti? Un piacevole articolo di Beppe Severgnini, acuto ed elegante interprete dei vizi italiani, contestava sulle pagine del Corriere qualche giorno fa l’abuso di termini stranieri, facendosi interprete delle perplessità di un lettore comune. Io, che sono più vecchia di lui, nonostante lui abbia tutti i capelli bianchi e io forse solo una decina, vado oltre. Con un po’ di bonaria cattiveria (ossimoro che mi si addice!) mi chiedo se tutti i politici, gli esperti, i frequentatori dei salotti televisivi…conoscessero l’esistenza e il significato esatto di questi termini prima dell’arrivo del mostro. Qualche dubbio è lecito, perché quella gente, quando parla, normalmente fa sfoggio di una marcata cadenza dialettale, e non si cura di correggerla; sbaglia i congiuntivi, e magari li confonde pure con i congiunti; costruisce in modo molto libero i periodi ipotetici, pur dimostrando una certa abilità nel trasformare quelli dell’irrealtà in realtà… Per non sembrare addirittura perfida, devo ricordare che, oltre a essere una vecchia signora, c’è di più: sono una vecchia professoressa di lettere.
E ora veniamo al dunque.
Chiusa la lunga parentesi, torniamo alla domanda iniziale: cibo da asporto per festeggiare la mamma? Non c’è una risposta valida per tutte. Per quanto mi riguarda, preferisco pensarci io. Amo cucinare, mi dà molta più soddisfazione del pulire casa; io non sono una che canta mentre spolvera o usa il Folletto, più facile vedermi sbuffare. Non faccio urletti di gioia sperimentando un nuovo pulitore dei vetri o lo straccio che mangia la polvere; eseguo, da sola in questo periodo, tutti i lavori di casa per senso del dovere, e perché amo la pulizia e l’ordine. Non ho, però, scoperto, nemmeno in questa occasione di tempo sospeso, la bellezza nascosta di tali lavori, ripetitivi e noiosi, uguali giorno dopo giorno…
Cucinare, invece è creatività, estro…
Cucinare, invece, è un’arte, un piacere: colori, profumi, sapori cambiano di volta in volta, si diffondono in cucina, stuzzicano l’appetito e rallegrano la tavola e i commensali. Chiedete ai miei due ospiti fissi.!. Mentre cucino, un profumo fa riaffiorare un ricordo d’infanzia, un sapore riporta alla mente ricordi lontani…e talvolta domande rimaste a lungo senza risposta. Per esempio: perché nell’impasto della crostata e di altri dolci, ci va un pizzico di sale? Lo faccio da sempre meccanicamente, me l’ha insegnato mia madre, ma non mi ha mai dato una giustificazione seria in proposito; si limitava a citare Petronilla, o sua cognata, e chiudeva il discorso, quasi un categorico: ipsa dixit! Ho quindi recentemente cercato in internet e sono rimasta di stucco, anzi di sale! Mai avrei immaginato quanto potere ha un’inezia di questo ingrediente! Rende le papille gustative più ricettive e, quindi, in grado di cogliere più sfumature di sapori; regola l’acidità e ha un effetto lievitante, conferendo tono ed elasticità all’impasto. Attenzione, però, non dimenticate che non bisogna mai mettere il sale a contatto con il lievito, perché è un inibitore della sua funzione: in questa occasione, la mamma mi diede una risposta precisa. E pizze e torte salate vengono sempre d’incanto!
Un passo indietro: scoperto a cosa serve il famoso pizzico di sale, mi è venuto un altro dubbio: ma davvero un pizzico fa tutta questa differenza? Perché attenzione, non è il q.b che lascia un po’ di spazio e di libertà, si tratta di un pizzico, cioè, “La quantità di sostanze solide, specialmente in polvere o in pezzetti minuti , che si può prendere tra i polpastrelli del pollice e dell’indice” (Dizionario Treccani). Io continuo a metterlo, per rispetto alla mia mamma, a Petronilla e anche a sua cognata, ma il dubbio mi resta!
Per sorridere un po’
Ora, finalmente dirà qualcuno, festeggiamo la mamma. Molti conosceranno il proverbio ebraico “Dio non poteva essere dappertutto, perciò ha creato le mamme”, ecco, questo in estrema sintesi il valore di una madre. Ma io voglio celebrare a modo mio il giorno a noi dedicato: niente frasi sdolcinate, ma un po’ di sana ironia, perché l’amore che ognuno di noi, indipendentemente dall’età e dalla presenza, prova sempre per lei, non è fatto di stereotipi e frasi fatte, comode, ma che hanno il sapore di un pezzo di ghiaccio…
Per partire, do la parola a Oscar Wilde: “Tutte le donne diventano come la loro madre. Questa è la loro tragedia. Gli uomini invece no. E questa è la loro!” (L’importanza di chiamarsi Ernesto)
A tal proposito, nel 1993, mio marito mi regalò un libro dal titolo molto significativo: “Sembri proprio tua madre” e dal sottotitolo ancora più illuminante: “Dedicato alle donne che amano la mamma, ma non seguono i suoi consigli”. Un libro di grande attualità anche oggi, di piacevole lettura, con illustrazioni-fumetto divertenti, ma tanto vere. L’autrice, Linda Sunshine, nell’introduzione “Perché ho scritto questo libro (e chiedo scusa a mia madre)”, riporta una frase tratta da una lettera di una ragazza egiziana scritta su papiro nel 2000 a.C., conservata al Metropolitan Museum of Art: “Cara mamma: sto bene. Smettila di preoccuparti per me.”
Proprio vero: niente di nuovo sotto il sole.
Un paio di anni prima, io avevo regalato a mia madre il libro di Gianni Monduzzi, laureato in medicina con specializzazione in psichiatria (?!), “Manuale per difendersi dalla mamma”, a cui, con un po’ di ruffianeria, io avevo aggiunto tra parentesi: “ma non dalla mia!? …io ti voglio tanto bene!” Sulla prima pagina si legge: “Anche se dice una quantità di fesserie, questo libro è scritto molto bene. Non per niente l’autore è mio figlio!” (La mamma dell’autore)
Vi riporto alcune frasi prese qua e là.
“E’ più facile sfuggire alla furia degli ayatollah che all’affetto della mamma” (Salman Rushdie, quello dei Versetti satanici, tanto per ricordare e capire…)
“La mamma è una sola. Per forza! Due non sarebbero compatibili con la sopravvivenza.” (L’autore)
Uno dei capitoli è dedicato alle frasi celebri.
“Vai adagio…” “Ma mamma, vado in aereo!” “Beh, vai adagio lo stesso!”
“Attento a non prendere freddo”: nella concezione della mamma, la canottiera è un indumento a ciclo completo. Un ecosistema.
“Mi raccomando…” E’ la raccomandazione totale, assoluta, levigata dalla sua astrattezza.
E poi: “Quand’ero giovane io…”, “E pensare che da piccolo eri così carino…educato… guarda come sei diventato!”, “Aspetta che arrivi a casa tuo padre e vedrai…”, “ Te l’avevo detto…”
Il libro è uno spasso, con capitoli in cui l’autore analizza con leggerezza mai banale le tipologie delle mamme (mamma chioccia, mamma pavona e altre mamme perniciose…), il bestiario figliesco ( il cocco di mamma, pavoncelli, gallinacci e sgallettate…), le tecniche di difesa. Significativa la conclusione “ Non tutte le mamme vengono per nuocere” con l’aggiunta di un consiglio un po’ di parte alle lettrici “ Hai mai provato a trasgredire i precetti di mamma? Sensi di colpa, ansia, nodo alla gola una fitta lì..? Eh eh!. Non è mica facile liberarsene tutte da sole…Ci vuole esperienza… Sono un mostro di altruismo disinteressato. Il mio numero è sull’elenco.”
Si collega alle frasi materne ripetute lungo tutti i tempi sempre un mio regalo, il libretto di Michele Slung “Le cose che dicono le mamme. La mamma ha sempre ragione”.
“Non si possono trattenere. Le madri devono dire certe cose, è una questione di territorialità”.
“Le frasi fatidiche vengono passate da una generazione all’altra… Molte hanno uno scopo pratico, qualcuna è crudele, la maggior parte piene d’amore… Queste frasi non conoscono confini geografici o di classe…” E se la nostra mamma non è più fisicamente accanto a noi, “Non dobbiamo far altro che ripensare a una delle frasi preferite e la sua voce risuonerà come per magia nelle nostre orecchie. Che piaccia o no.”
Commiato
Chiudo qui. Libri sul tema “mamma” ce ne sono ancora sul mio tavolo-scrivania sotto il portico-studio all’aperto… Capiterà, forse, un’altra occasione. E chiudo, naturalmente a modo mio: “E al papà l’ultima parola. In questa casa nessuno mi dice mai niente.” ( Michele Slung, opera citata)
La mamma oggi è al centro, ma permettetemi poche riflessioni alla rinfusa
4 Maggio 2020
Voglio solo sperare che il 4 Maggio non diventi ora più importante del 5 Maggio.!. Sarei disposta ad accettare un ex aequo solo nel caso che anche per questa data, di cui tanto si è parlato e si continuerà a parlare, si potesse, fra una quindicina di giorni, dire: “ Ei fu…”, dove ei è il mostro, naturalmente! E ben gli sta se non abbiamo un nuovo Manzoni a disposizione per l’occasione, non intendiamo dedicargli nulla, nemmeno un crudo necrologio. Tanto di lui hanno già detto, spesso a sproposito, più o meno illustri mestieranti, ma io…
… dico basta!
Basta con le ipotesi, basta con le previsioni, basta a tutti quelli che hanno spiegato, quasi sempre male, basta a tutti quelli che hanno pensato che in futuro.., basta a tutti i falsi profeti, alle novelle cassandre…Basta ai menagramo, ma anche ai superficialotti… Ognuno di noi faccia ciò che gli compete, possibilmente in silenzio: “ Un bel tacer non fu mai scritto!” BASTA!
Informazione?
Torno a dire: non ci sto! E stavolta ce l’ho con certa carta stampata e alcune TV. Titoli che fanno accapponare la pelle, immagini che turbano il sonno… no, questa non è informazione! E’ vero che forse non faccio testo: non amo e non leggo mai i particolari di una notizia che di solito “buca” e fa vendere; non mi interessano i particolari di un delitto efferato… Però, nel caso del mostro, nessuno si è mai chiesto cosa può aiutare la gente comune in un periodo pieno di dubbi, di paure, di esperienze mai vissute, né lontanamente immaginate? Non vado oltre, ma a difesa del mio pensiero, un esempio. Lunedì 4 Maggio, edizione serale del telegiornale di una Tv locale. E’ il primo giorno che non vede decessi nella nostra provincia e il primo titolo qual è? Cremona seconda dopo Bergamo per l’aumento dei morti nei primi tre mesi del 2020, 391%! Poi, dopo un altro annuncio, finalmente il dato positivo.
Non aggiungo nulla, perché non c’è nulla da aggiungere!
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