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Coronavirus: in mezzo al dramma, voci di speranza (seconda parte)

Rieccomi: come si dice, le promesse vanno mantenute e, quindi, vi propongo altre quattro testimonianze legate al coronavirus. Come vedrete, sono riuscito a colmare due lacune presenti nella prima parte, e cioè la mancanza di voci maschili e del sud. Anche stavolta non inserisco dati e contenuti di decreti, perché li potete già trovare altrove e anche per non togliere spazio a chi ha voluto raccontarmi la sua esperienza.

Federica C., titolare con la sorella di un’agenzia di viaggi a Napoli. (Intervistata il 21 Marzo.)

Come sta vivendo questo periodo?
Resto in casa tutto il giorno ed esco solo per andare al supermercato dove cerco di fare una spesa completa e abbastanza abbondante, così da non doverci tornare di frequente. In casa impiego il tempo con delle attività sportive, seguendo le dirette su instagram di fisioterapisti e istruttori e app apposite. Ho anche scoperto che la mia cucina è dotata di un buon forno che ho imparato a utilizzare per sfornare gustose pizze e deliziosi dolci.

Cosa pensa delle misure adottate dal Governo? E del decreto economico? Come valuta l’atteggiamento del Presidente della Campania, Vincenzo De Luca?
Trovo ottime le misure adottate, anche se forse andavano attuate un po’ prima e con più rigore. Per quanto riguarda il decreto economico, lo trovo poco efficace per le piccole imprese, le Partite IVA e per le categorie turistiche per le quali, già ferme da un mese, non si prevede una rapida ripresa al termine di questa situazione di lockdown e quarantena. Ad esempio, la mia agenzia di viaggi ha provveduto alla cancellazione e alla riprotezione (spostamento o cambiamento, gestione delle prenotazioni che non potevano esser effettuate) dei biglietti aerei e ferroviari dalla fine di febbraio a mercoledì 11 marzo (giorno prima del decreto) e alla riapertura dell’attività mi si prospettano altre riprotezioni. Anche se è tutto in divenire e nessuno può sapere quando la situazione migliorerà e si sbloccherà, io nel mio piccolo cerco di stare vicino e rincuorare i miei clienti.
Il Presidente ha capito sin da subito il reale pericolo che noi campani correvamo, attuando regole rigidissime che stanno funzionando e per strada c’è pochissima gente, da quanto posso vedere dal mio balcone. Forse i suoi toni sono a volte sbagliati, ma li ha sempre avuti, solo che adesso hanno una risonanza maggiore.

Ritiene che questa triste esperienza ci stia insegnando qualcosa? Cosa si porterà dentro?
Sicuramente: rimanere in casa ci sta facendo riscoprire il piacere dello stare in famiglia, ci sta insegnando ad apprezzare quello che abbiamo nella vita quotidiana e ci fa sentire fortunati ad avere tante piccole libertà personali che in altri paesi mancano. Quando tutta questa esperienza sarà solo un ricordo, affronteremo la vita con una voglia differente, con la volontà di vivere ogni attimo e non rimandare a domani quello che possiamo fare oggi e sorrideremo anche delle piccole gioie e, anche quando le situazioni saranno difficili, troveremo un motivo per sorridere e andare avanti.

Filippo Bertoncello, impiegato vicentino in Telekottage plus srl, multiutilities che opera in vari campi, soprattutto nel settore energetico (luce, acqua e gas). (Intervistato il 28 Marzo.)
Come sta vivendo questo periodo?
Mi ritengo abbastanza fortunato, la mia zona è stata colpita come tante altre, ma voglio vedere i lati positivi, per quanto pochi. I miei cari stanno bene e io sto bene, quindi preferisco non lamentarmi troppo ed essere solidale con chi invece ha già perso qualcuno in questa tragedia.
Sto anche continuando ad andare a lavorare, poiché la mia azienda offre dei servizi di pubblica utilità che non possono essere interrotti, per cui da una parte comprendo chi preferirebbe stare a casa per tutelare la propria salute, ma dall’altra ammetto che avere uno sfogo e uscire di casa, per quanto sia per lavoro, aiuta molto.

Cosa pensa delle misure adottate dal Governo? E del decreto economico? Come valuta l’atteggiamento del Presidente del Veneto, Luca Zaia?
Faccio fatica a dare un’opinione dettagliata in quanto non mi ritengo competente in maniera sufficiente, posso solo dire che il Presidente in alcune occasioni si è mostrato lungimirante e ha fatto bene a battere i pugni, influenzando anche alcune scelte del governo. Non voglio dare giudizi politici, ma in questa situazione si è dato sicuramente da fare.
Per l’operato del governo, mi è ancora più difficile e ho diverse perplessità su alcune decisioni, ma sono anche convinto che in questo momento bisogna solo aver fiducia e ascoltare. Spero solo che l’economia, sicuramente secondaria alla salute, non vada a rotoli soprattutto per quei piccoli imprenditori e quelle partite Iva che hanno dovuto rinunciare a parecchie entrate e che rischiano di non farcela più. Purtroppo bisogna rendersi conto che la tutela sociale al giorno d’oggi è quasi inesistente, che siano governi di destra e di sinistra o semplicemente di tecnici.
Però una cosa ascoltatela tutti, mi raccomando, chiunque ce la chieda: restate a casa!

Ritiene che questa triste esperienza ci stia insegnando qualcosa? Cosa si porterà dentro?
Questa triste esperienza ci sta insegnando ad apprezzare le piccole cose, che una volta davamo per scontate o a cui comunque dedicavamo pochissima attenzione. Ci sta facendo ricordare il profumo della libertà, di quanto è bello potersi muovere senza restrizioni, vedere persone, parlarsi, stare vicini. E ci ricorda che l’uomo non è superiore alla natura, ma ne fa parte, quindi dovremmo tutti imparare a rispettarla di più per evitare che lei stessa ci pieghi. Mi porterò dentro il cuore i volti degli uomini e delle donne che stanno lottando in tutte le maniere per salvare vite umane e una forte voglia di vivere, perché vivere è l’unica risposta giusta alle disgrazie e tutti noi ne abbiamo bisogno ora più che mai.

Simone Azzini, amministrativo del settore pubblico a Cremona, la provincia con la percentuale più alta di contagi rispetto alla popolazione. (Intervistato il 29 marzo.)

Come sta vivendo questo periodo?
Sono emotivamente colpito da quanto sta accadendo, mai avrei pensato potesse accadere una cosa simile, soprattutto ai giorni nostri. Credo che l’unica cura possibile sia l’isolamento per cui comprendo e cerco di rispettare i dettami del governo, nonostante abbia dovuto rinunciare persino al mio matrimonio.
Per quanto riguarda il mio lavoro, occupandomi di sanità, continuo ad andare in ufficio nel rispetto massimo delle norme di sicurezza indossando i DPI (dispositivi di protezione individuale) e limitando i contatti con i colleghi, con i quali mi confronto al telefono o tramite web.

Cosa pensa delle misure adottate dal Governo? E del decreto economico? Come valuta l’atteggiamento del Presidente della Lombardia, Attilio Fontana?
Per quanto riguarda le misure sanitarie, le ritengo indispensabili e non lo dico io, ma il comitato scientifico che supporta il governo nel contenimento del coronavirus. Sarei favorevole a misure ancora più drastiche, come la chiusura di certe attività ritenute essenziali ma che potrebbero anche fermarsi (vedi certe industrie) e la chiusura del trasporto pubblico.
Riguardo alle misure economiche, mi aspettavo dal Governo qualche provvedimento in più a favore delle piccole e medie imprese e soprattutto dei lavoratori lasciati a casa. Inoltre auspico una maggior presenza e relativi provvedimenti di sostegno da parte dell’Europa, anche perché il problema non è solo italiano.
Mi permetto, infine, di osservare che Regione Lombardia si è comportata in modo egregio nella gestione dell’emergenza sanitaria, anticipando talvolta le mosse del Governo e avvalendosi della sanità regionale, che ancora una volta sta dimostrando la sua validità.

Ritiene che questa triste esperienza ci stia insegnando qualcosa? Cosa si porterà dentro?
Questa esperienza ha cambiato le nostre abitudini e sicuramente non la scorderemo per tutta la vita. Dentro mi porterò tutto, ma in questo momento il mio pensiero va alle povere vittime di questo virus, morte in completa solitudine, e ai loro familiari. Uniti ce la faremo, ma nulla sarà più come prima.

Dott.ssa Chiara Arlanch, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale di Rovereto, in provincia di Trento. (Intervistata il 31 marzo.)

Come sta vivendo questo periodo, anche dal punto di vista lavorativo considerata l’importanza del fattore psicologico?
Sto attraversando questo periodo in maniera abbastanza tranquilla, anche se come tutti ho incontrato qualche difficoltà, perché mai mi sarei aspettata di affrontare una situazione simile. Dal punto di vista professionale non è semplice, nemmeno per noi psicologi e psicoterapeuti, adattarsi a questi cambiamenti. In realtà sarebbe consentito proseguire le sedute in studio, poiché un percorso psicologico è a tutti gli effetti un trattamento sanitario, a volte di prima necessità. Tuttavia, per quanto riguarda la mia esperienza, ho preferito proseguire le sedute via videochiamata da casa, trasferendo quello che sono riuscita dei materiali necessari. La maggior parte dei pazienti ha accolto di buon grado la proposta di proseguire su Skype (o altre piattaforme). Alcuni hanno, e stanno, iniziando in questo periodo qualche consulenza, perché spiazzati soprattutto nella gestione delle emozioni e delle relazioni interpersonali, che sono amplificate e intensificate al massimo. Da quello che ho percepito, alcuni stanno soffrendo di problemi di coppia, di conflitti genitorifigli (specie con adolescenti), tanti lamentano di sperimentare maggior isolamento e solitudine (come single o anziani) e la maggioranza mi parla dei problemi lavorativi. Ho cercato di venire incontro alle necessità e alle richieste di tutti, ampliando le mie competenze tecnologiche e anche connettendomi tramite i social network.

Cosa pensa delle misure adottate dal Governo? È d’accordo? E del decreto economico?
In generale penso che sia stato corretto fermare il più possibile tutto per agevolare un sistema sanitario che mi sembra oberato di lavoro. Forse andava fermato tutto prima, qui in Trentino ci è voluto qualche giorno prima di capire che la Lombardia non è così distante: con il senno di poi, però, si fanno tante cose, ma penso che Governo e cittadini abbiano fatto del proprio meglio con i mezzi che avevano.

Ritiene che questa triste esperienza ci stia insegnando qualcosa? Cosa si porterà dentro?
Secondo me ci metteremo un po’ a rendercene conto, ma siamo stati tutti coinvolti. Siamo nell’era del perfezionismo, dell’arrivismo e siamo di solito spesso di corsa, tra obiettivi, scadenze, pianificazioni, attività varie. Questo periodo ci ha costretti a rallentare i ritmi, a rimettere in discussione la nostra quotidianità, le priorità, le abitudini. Chi è riuscito a riflettere un po’ e a rimettersi in gioco in modo costruttivo può aver riscoperto la propria resilienza, la capacità di ognuno di noi di adattarsi alle situazioni nuove e stressanti. Stare all’aria aperta è un bisogno dell’essere umano e può riguardare pressoché tutti noi. C’è anche chi non ha un bel rapporto con lo stare in spazi aperti o con lo stare in mezzo alla folla, è una paura che può caratterizzare chi soffre di agorafobia, ma possiamo dire che la maggior parte delle persone ama il poter allontanarsi da casa, a volte anche senza meta, pur di sentire che si sta muovendo. Allo stesso tempo anche avere una casa propria, personalizzarla e condividerla con altre persone è un bisogno altrettanto fondamentale per il nostro benessere: comunque sia, che la viviamo come una prigione, come chi soffre di claustrofobia (paura di stare in spazi chiusi e di non poter ricevere aiuto), o che la viviamo come il posto più bello e sicuro al mondo, di fatto dobbiamo conviverci con la nostra casa.
È un rifugio e, con un po’ di fortuna, riuscirà a proteggerci; siamo fortunati ad avere la nostra casa, qualunque essa sia, perciò forse potremmo provare ad apprezzarla, per quanto stufi possiamo essere. Sono aspetti a cui non avevamo mai pensato seriamente prima, poiché la maggior parte di noi non ha mai sperimentato uno stato d’emergenza, ma penso che, soprattutto quando usciremo da questo periodo particolare, non daremo più per scontate come prima tante possibilità, come quella di poter uscire, di camminare in mezzo alla folla, o di avere una bella casa confortevole. Così come forse apprezzeremo più di frequente il fatto di essere in buona salute o ci sentiremo più solidali verso chi ha perso qualcuno a lui caro, o mostreremo più gratitudine verso le professioni sanitarie. E anche tra parecchi anni quando, si spera, tutto questo sarà un ricordo.

Grazie a Federica, Filippo, Simone e Chiara e … alla prossima?!