Per chi non vuole mandare il cervello totalmente in vacanza, è tornato puntuale a Madonna di Campiglio il festival culturale “Mistero dei monti“, giunto ormai alla quindicesima edizione. Tante le personalità di rilievo intervenute gli scorsi anni. Mi piace ricordare i giornalisti Beppe Severgnini, Massimo Franco, Giovanna Botteri, Federico Rampini; il filosofo Massimo Cacciari; il compianto costituzionalista Stefano Rodotà e il meteorologo Luca Mercalli.
Quest’anno il titolo dato alla manifestazione “Si slancian nel ciel” vuole essere … “ un modo per onorare lo slancio del pensiero oltre le vette, in un gioco di apertura ad altri orizzonti conoscitivi. Un elevarsi di storie di chi indaga oltre le apparenze, nella direzione della conoscenza e del rispetto del pianeta.” Non mancano nomi di spicco, già a partire dal primo incontro svoltosi venerdì 4 agosto nel suggestivo salone Hofer che, nonostante il bel pomeriggio di sole e la temperatura sopra la media, ha visto il tutto esaurito. Il protagonista è stato Riccardo Iacona, noto scrittore, giornalista televisivo e autore del programma” Presa diretta” che a settembre inizierà l’ottava stagione.
A introdurre l’evento sono stati Giacomo Bonazza, membro dell’APT e ideatore della rassegna insieme alla sorella Roberta; Tullio Serafini in rappresentanza del comune di Tre Ville (in precedenza chiamato Ragoli) e il vicesindaco del comune di Pinzolo, Albert Ballardini. Dopo i ringraziamenti e il benvenuto al numeroso pubblico, Bonazza ha rilevato con amarezza come su un quotidiano locale sia stato dato più spazio alla notizia dell’acquisto delle funivie di Marilleva da parte di quelle di Campiglio, rispetto all’apertura del festival, in linea con la considerazione di un ex Ministro che ebbe a dire “con la cultura non si mangia”. Serafini ha spiegato come questo festival “abbia grande importanza nella stagione estiva della Val Rendena …” e per questo ha ringraziato “ Giacomo e Roberta Bonazza, ideatori dell’ iniziativa, che lavorano tutto l’anno affinché questa settimana risulti sempre “all’altezza” e apprezzata dagli ospiti di Campiglio.” Il vicesindaco pinzolese ha sottolineato con molto piacere come il titolo dell’edizione 2017, “ Si slanciano nel cielo”, rimandi all’inno del Trentino.
Stimolato dalle domande di Roberta Bonazza, Iacona ha cominciato parlando del suo programma, “Presa diretta“. “Il lavoro avviene nella sede storica della Rai a Roma. C’è uno spazio cognitivo di ricerca nel quale individuiamo diverse storie e temi, grazie al contributo di tutti. Iniziamo con una fase di studio, per cercare di valutare la forza dell’argomento. A questo proposito, abbiamo deciso di alzare l’asticella e aumentare la dose di approfondimento. Siamo convinti che il mondo sia a colori, perché sono tante le cose che contribuiscono all’affresco, così andiamo a cercare persone che magari in tv non hanno mai parlato.” Il giornalista ha proseguito spiegando che “dopo questo lavoro di scrittura iniziale, si comincia a girare e ci si accorge che qualcosa funziona meglio, qualcosa durerà di più o di meno di quello che pensavi. E’ una parte importante, perché i racconti sono pezzi di vita. Ci tengo, però, a sottolineare che cerchiamo di ridurre l’effetto ridondanza, convinti che lo speaker debba dare un’informazione in più delle immagini“.
Iacona ha, quindi, parlato del tema del suo penultimo libro,”Se questi sono uomini. La strage delle donne“, facendo notare che “siamo stati gli unici a dedicare un programma alla violenza contro le donne . Analizzando questi fatti, mi sono reso conto che non ci sono confini territoriali e sociali, non sono solo storie della periferia, ma attraversano tutti i territori, gli strati sociali e tutte le età. C’è piuttosto un vuoto della politica, perché abbiamo firmato la Convenzione di Istanbul ( convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica. Firmata in quella città nel 2011, con efficacia dal 2014. n.d.a), ma non l’attuiamo, non facciamo politiche attive sul lavoro, sull’educazione sentimentale. Sono nati centri anti violenza contro le donne, perché l’Italia è un paese in cui si uccide una donna in quanto tale. E sono proprio le donne ad averli costruiti.” A questo proposito, il giornalista ha voluto sottolineare, con molta amarezza, che “purtroppo i soldi di cui avrebbero bisogno, non sono mai arrivati: si sono fermati alle Regioni e questa è un po’ una presa in giro. ” Iacona , però, non ha mancato di rilevare anche un fatto positivo: “la Presidente della Camera, invece, è molto attiva nel bastonare episodi d’odio, anche in rete e fa benissimo. Fin dal discorso di insediamento, infatti, la Boldrini ha posto nell’agenda politica la violenza di genere, ma i mezzi non ci sono. Ciò è grave perché la questione femminile è una di quelle in cui, se si interviene, la faccia del Paese cambia, anche dal punto di vista economico. Noi proviamo a competere con gli altri Stati, ma con una gamba in meno.” Il giornalista sostiene che “serve una rivoluzione culturale ma, se non c’è un’indicazione dall’alto (per esempio, nei CdA delle aziende, nei TG o sui quotidiani ), non arriverà mai. Tutto questo, nonostante le donne siano più colte e istruite degli uomini. E non è vero– ha proseguito con una punta di ottimismo – che ci dobbiamo assuefare a queste relazioni terribili, perché è veramente il segno di un decadimento e una sconfitta culturale immaginare che ragazzi di vent’anni abbiano deciso di annullare la vita di una persona solo perché voleva fare una “sua” vita.” Iacona, ha chiuso l’argomento rivelando, con un certo fastidio, che” purtroppo nelle scuole italiane ho sostenuto una battaglia, ma non ho trovato traccia di educazione sentimentale e sessuale e quel poco che si tenta di fare, viene contrastato da associazioni che subito si scandalizzano…se non si comincia a costruire un mondo di relazioni e rispetto del corpo, ci troveremo ancora a lungo con questi risultati.”
E’ toccato, quindi, a un tema di grande attualità.”I nuovi poveri sono rappresentati da gente che il lavoro l’ha sfiorato, ma non è diventato l’orizzonte all’interno del quale costruire la sua vita. Tra le tante emergenze collegate a questa nuova povertà, c’è il problema delle casa…” Iacona ritiene che “è un tema nascosto, perché, se ti azzardi a parlare di variabile salariale, oggi ti classificano come comunista. Perciò, se dovessi valutare, forte delle mie inchieste ed emozioni, una piattaforma politico economica, anche considerato che l’anno prossimo si voterà, la priorità dovrebbe essere la risposta a come si fa a costruire tanti buoni posti di lavoro per i giovani laureati.” Secondo lo scrittore, infatti ,” gli ottanta euro e il jobs act sono state risposte parziali. Servono investimenti mirati, individuando i settori da cui partire, come per esempio la difesa del capitale naturale. Ecco perché c’è, e ci sarà sempre, bisogno di vedere il mondo attraverso il racconto delle storie.”
Il giornalista ha sottolineato, quindi, l’importanza della formazione. “Non esiste futuro senza competenze. Penso, per esempio, a com’è cambiata la Cina. L’anno scorso ho trovato una Cina proprietaria di brevetti e leader mondiale della tecnologia autoprodotta. I centri universitari cinesi sono quelli più importanti nei settori in cui investono. Tutto questo perché il governo cinese ha investito in formazione e ricerca più di tutti. Noi, invece, stiamo disinvestendo nella formazione e, quindi, abbiamo l’effetto opposto, con un chiaro decadimento economico e la più bassa percentuale di laureati del mondo occidentale. ”
Iacona ha, poi, posto l’attenzione su una necessità di non poco conto. “Come spendere i pochi soldi a disposizione? Innanzitutto bisogna spenderli bene, contrastando l’illegalità. È importante liberare il Paese dalla corruzione, dalle mafie, dalle logge massoniche. Liberando l’economia, e con un’amministrazione della giustizia più efficiente, la gente tornerà ad investire.”
Il giornalista non ha potuto non affrontare il tema del cambiamento del clima, criticando le politiche energetiche attuate dai nostri governi. “Buona parte del mondo scientifico punta sulle energie rinnovabili e noi no! Non riesco proprio a capire il perché di questa scelta, si continua a parlare di petrolio e gas, sprecando otto litri acqua per averne uno di petrolio.” Ha proseguito affermando che “questo processo di deterioramento dell’acqua è una preoccupazione anche dell’Onu e dell’OMS perché, se continuiamo così, non avremo più un’acqua pulita nell’arco di 70 anni, e nel 2100 si esauriranno i ghiacciai e, di conseguenza, anche i fiumi. Ci troveremo a dover raccogliere l’acqua piovana e riutilizzarla”. Iacona ha chiarito che” per quanto possibile, dobbiamo fare anche noi, comuni cittadini, la nostra parte, cercando di non sprecare l’acqua nelle azioni di ogni giorno. La politica, dal canto suo, potrebbe scegliere di rinunciare alle energie fossili in anticipo, mettendo subito in pratica regole di salvaguardia dell’acqua.”
Rispondendo alle domande dell’attento pubblico, Iacona ha avuto la possibilità di tornare su alcuni temi e approfondirli. Riguardo ai problemi ambientali, ha spiegato di aver” anche lavorato a lungo sui ghiacciai, in particolare su quelli lombardi, perché la Lombardia è ricchissima di acqua, compreso il suo capoluogo che galleggia su di essa. Purtroppo, però, se non se ne parla, la gente delle regioni senza ghiacciai, i ragazzi in particolare, non ne capiscono l’importanza. Sono andato alla bocca di alcuni ghiacciai a rilevare misure e ho toccato con mano una realtà impressionante. I periodi di calore durante l’anno sono destinati ad aumentare, ma ricordiamoci che non si può riformare la riserva di un ghiacciaio. ” Secondo il giornalista “ci vorrebbe una politica energetica che mettesse al primo posto la difesa dell’acqua, chiudendo la produzione di energie fossili per abbattere le emissioni di CO2. Un’altra politica da attuare è la difesa delle foreste, pensando a cosa succederebbe se sparissero. L’Italia, però, è un Paese strano, perché il Governo non ha consulenti scientifici.”
Parlando della sua professione, Iacona ha avuto modo di riprendere e di chiarire affermazioni precedenti, partendo dall’inizio, ossia dai tempi in cui collaborava con Michele Santoro: “ci sono stati anni terribili a causa del famoso editto bulgaro, anni in cui c’era davvero un controllo molto esteso sulla Rai. E alcuni argomenti non sono stati nemmeno trattati. Questo è davvero negativo, perché, se non ne parla più nessuno, un problema sparisce” Lo scrittore dice di essere “molto orgoglioso per aver passato quel periodo senza impazzire, anzi quell’esperienza mi ha fortificato.”
E ancora: “La mia passione è viaggiare e raccontare, sono un narratore. Siamo un po’ tutti vittime del nostro lavoro, nel bene e nel male. Forse sì, il mio lavoro è speciale perché mi porta, appunto, a girare il mondo e narrare storie uscendo dalla monotonia, ma, in realtà, credo che qualsiasi lavoro abbia una grande dignità e si possa fare con passione, che ha a che fare con la considerazione delle relazioni umane e che va coltivata in tutti gli ambiti. Da parte mia, ce ne metto tanta, mi diverto a fare questo lavoro e non so stare fermo. Devo, però, riconoscere che gran parte lo fanno i miei inviati che considero come figli. I racconti, perciò, sono il risultato anche della loro intelligenza e capacità di raccontare.” Il giornalista ha, poi, sostenuto che “si trova dignità e diritto anche nei lavori considerati umili, grazie ai quali esistiamo tutti noi. L’Italia è la storia delle persone che compiono quei lavori, e lo è talmente tanto che anche quando essi spariscono, rimane nel territorio interessato il loro vivo ricordo. Penso ai minatori del Sulcis, agli operai del tessile, a quelli dell’Alfa Romeo, della Fiat… In quelle zone, non ha chiuso solo la fabbrica, ma anche un modo di vivere, di cui resta, però, vivo il ricordo. Nelle sconfitte sindacali che abbiamo raccontato, insieme a qualche vittoria, non c’è solo la perdita del lavoro, ma è la dignità e la ragion d’essere di essere delle persone che avevano costruito una ricchezza per tutti che si brucia…”
Ha concluso le riflessioni sul suo lavoro dicendo: “Sono un giornalista politico, ma non partitico, in quanto non iscritto a partiti, cerco, però, di dare un taglio politico alle storie che racconto. “ Ma constata amaramente che è “un dramma enorme il fatto che la politica non conti niente e sia distante dai bisogni della gente. In questo modo, contano i gruppi d’interesse costituiti, la finanza, le multinazionali e le lobbies. La politica, invece, è il luogo di compensazione, dove si fanno scelte che dovrebbero andar bene più o meno a tutti. ” Iacona si dice convinto che “questo inaridimento della rappresentanza è figlio della degenerazione dei partiti, diventati di captazione. La gente, però, se ne è accorta ed ha smesso di andar a votare, anche alle comunali. E questo è drammatico. Ai partiti va anche bene, perché così devono convincere meno gente. ” Il giornalista pensa che “quello che possiamo fare noi giornalisti è continuare a raccontare storie e dare all’opinione pubblica informazioni corrette, smontando certi luoghi comuni. ” Iacona ha voluto sottolineare ancora che “abbiamo bisogno di investire moltissimo nella educazione e nella formazione dell’identità emotiva, sessuale. Diamo, infatti, per scontato che impariamo a conoscere e a rispettare gli altri ma, invece, non è così. ”
In risposta a una domanda sulla crisi, ha dichiarato che “l’internazionalizzazione della finanza ha cambiato la faccia del Paese: siamo in un momento di difficoltà, ma non c’è niente di male se la ricchezza del mondo si ridistribuisce. Noi italiani abbiamo in mano il sapere fare e la conoscenza, grazie ai centri universitari e su quella, con spirito di solidarietà, possiamo gettare le basi per trasformare una sconfitta in un grande momento di ricchezza e rivitalizzazione del nostro modo di stare su questo pianeta. Le scommesse sono talmente alte, che dobbiamo affrontarle con questo spirito, sempre guardando a cos’è successo nel passato.”
Lo scrittore ha concluso tornando idealmente al punto da cui era partito, il suo lavoro in RAI. Rispondendo, infatti, all’ultimo intervento di un ospite in sala, ha precisato che “la libertà di informazione è sempre a rischio ed è il risultato di un equilibrio tra forze che la vogliono e forze che vorrebbero restringerla. Posso dire che nel posto dove lavoro, ho grandissima libertà e che la Rai ancora adesso, nonostante le pressioni della politica che si vedono anche nel modo in cui è costituita la governance, è composta da numerosi professionisti. E questo nostro Paese, per fortuna, ha tanti giornalisti che non si lasciano sottomettere dal potere politico. ”
Allora, sono riuscito a risvegliare i vostri neuroni dal torpore estivo? Io penso di avervi offerto qualche spunto di riflessione. Se avrete la pazienza di seguirmi, altri ne arriveranno.
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