Pasqua bassa, Pasqua alta
Forse non tutti sanno che la Pasqua può cadere in una domenica compresa fra il 22 Marzo e il 25 Aprile.
Vedo di spiegarvi, nel modo più chiaro possibile, perché…
Bisogna fare un salto indietro nel tempo: nel Concilio Ecumenico di Nicea (325), si stabilì che la Pasqua sarebbe dovuta cadere “nella prima domenica susseguente il primo plenilunio di primavera” e per gli studiosi del tempo la primavera iniziava il 21 Marzo.
Oggi noi sappiamo che non è sempre quella la data dell’equinozio che può cadere anche il 20 o il 22 del mese, a causa del fatto che l’anno astronomico, cioè il periodo di tempo che la Terra impiega a compiere il moto di rivoluzione intorno al Sole, non è di 365 esatti, ma di 365 e un quarto, circa. E così, ogni quattro anni abbiamo il cosiddetto “anno bisestile” (il 2016 lo è!) che recupera, aggiungendo un giorno al mese di Febbraio, le 6 ore perse ogni anno.
Ma torniamo alla Pasqua e vediamo di fare qualche esempio chiarificatore per quanto riguarda le due date-limite.
• Se la data dell’ingresso della primavera è il 21 Marzo, potrebbe capitare che proprio quel giorno vi sia anche il plenilunio, ma non solo, potrebbe anche essere un sabato. In questo caso ( bisogna dire molto raro!), l’indomani, domenica, sarebbe Pasqua, Pasqua bassa.
Quindi prima data limite 22 Marzo. Per la cronaca, l’ultima volta che ciò è capitato, correva l’anno 1821.
• Se invece, all’inizio della primavera il plenilunio fosse appena avvenuto, bisognerebbe attendere il successivo che cadrebbe, naturalmente in Aprile, 29 giorni dopo, circa. Se poi fosse una domenica, quel giorno non potrebbe essere Pasqua (la domenica della solenne festa deve essere successiva alla luna piena). In questo caso, bisognerebbe aspettare la domenica seguente e la Pasqua si direbbe ”alta”.
Al massimo,la data può essere quella del 25 Aprile e anche questa piuttosto rara. L’ultima volta è successo nel 1943.
Nel 2011, però, la festa della Resurrezione è caduta quasi alla data massima: il 24 Aprile!
Dal dizionario Treccani:
plenilùnio s. m. [dal lat. plenilunium, comp. di plenus «pieno» e luna «luna»]. – La fase della Luna durante la quale l’emisfero lunare illuminato dal Sole è interamente visibile dalla Terra. Accade quando la Luna si trova in opposizione rispetto al Sole; anche l’aspetto in cui la Luna si mostra in tale fase (luna piena) e il momento, il giorno in cui tale fase si verifica e periodicamente (ogni 29 giorni circa) si ripete.
Ed ora qualche curiosità…
Se nella religione cristiana grande è l’importanza della Pasqua, intesa come resurrezione di Cristo che con la sua morte in croce cancella le colpe dell’umanità, è però vero che alcune usanze di questa festa rimandano a simboli e tradizioni pagane, proprie di più antiche festività.
Per cogliere i legami col passato pagano, bisogna partire dal termine inglese che indica la Pasqua “Easter” che ci rimanda ad antichi culti legati all’arrivo della primavera e a una dea celtica Eostre o Ostara legata alla primavera e alla fertilità dei campi. Il nome della dea sembra provenire da “aus” o “aes” e cioè “est”. Si tratta quindi di una divinità che simboleggia la rinascita. I fratelli Grimm (che non furono solo raccoglitori di fiabe, ma anche filologi e attenti studiosi di mitologia nordica) parlano di Eostre come portatrice di fertilità e la collegano all’equinozio di primavera.
Nelle tradizioni pagane, la dea veniva celebrata con lo scambio di uova sacre sotto l’albero ritenuto magico. E l’uovo non è scelto a caso, perché da sempre è il simbolo della rinascita.
Ma non solo…
Una leggenda narra che Maria Maddalena si sia recata dall’imperatore Tiberio con un uovo dal guscio rosso.
Un’altra, che Maria, madre di Cristo, implorò Pilato perché liberasse Gesù donandogli un cesto colmo di uova colorate.
Tradizione tipica della Pasqua consiste proprio, ancora oggi, nello scambio delle uova.
In un passato nemmeno troppo lontano, non c’era famiglia che la mattina di Pasqua non preparasse uova sode, benedette nella Santa Messa della Resurrezione del sabato santo, e magari colorate artigianalmente facendole bollire insieme a fondi di caffè, o foglie di spinaci, o anche bucce di cipolla…
Nei Paesi del Nord, c’è l’usanza che i bambini, la mattina di Pasqua, vadano alla ricerca delle uova nascoste dal coniglietto di Pasqua. E veniamo, così, a un altro simbolo pasquale. La scelta di questo timido animale non è solo dovuta alle doti riproduttive che caratterizzano loro come le lepri, ma anche perché, secondo i Germani, le aree nere della luna, che è simbolo di luce nel buio della notte, rappresenterebbero proprio la lepre.
Eccoci a un ultimo simbolo di Pasqua: l’albero di uova dedicato ancora alla dea Eostre, un chiaro invito alla fertilità e alla rinascita. In origine, si raccoglievano rami, specialmente di betulla, sui quali stavano per schiudersi le gemme, e si ornavano con uova colorate.
C’è poi un rituale creduto da sempre cristiano e che, invece, secondo alcuni affonderebbe le sue radici nel paganesimo. I “sepolcri” realizzati il giovedì santo nelle chiese con piante, spighe e fiori presso l’altare della Reposizione (dove vengono, cioè, collocate e conservate le ostie consacrate nella messa “in coena Domini”) popolarmente, ma impropriamente chiamato appunto “sepolcro” si rifarebbero ai cosiddetti “Giardini di Tammuz” con cui si venerava la decadenza e la rinascita annuale della vita.
Strettamente collegato con i riti legati alla rinascita della vegetazione è la tradizione di accendere i falò, i fuochi dai quali deriverebbe la tradizione del cero pasquale. Nelle chiese, dopo che si sono spenti tutti i lumi, a significare il dominio del male che porta alla morte di Gesù in croce, la luce torna a trionfare. Accade all’inizio della veglia pasquale, con l’accensione del cero dal quale si accendono le candele che si portano poi nelle proprie case, come i pagani portavano i tizzoni presi dai falò.
E per finire… La dolce Pasqua di Cremona
Nelle nostre città si respira già da qualche settimana un’allegra atmosfera. Come già fatto in occasione della Festa del Torrone, vi parlo della “mia” Cremona. Lo faccio mostrandovi le vetrine di alcuni negozi che mi hanno colpito per la loro vivacità.
Per cominciare, ecco due vetrine della pasticceria Lanfranchi, uno dei negozi storici della città delle tre T, nella centralissima via Solferino. In bella mostra tante buonissime colombe artigianali e uova multicolori… Fermandosi un attimo, quando la porta della pasticceria si apre, un profumo invitante ti avvolge e senti l’acquolina in bocca.
Proprio di fronte, si trova un altro locale storico, il negozio Sperlari, il più antico di Cremona. Ecco la sua vetrina pasquale con tante uova colorate, cioccolatini e ovetti invitanti. Una vetrina che è un inno alla primavera e alla dolcezza coniugata in mille sfumature.
Per chiudere questa veloce rassegna, ho scelto di mostrarvi il punto vendita di Dolci Cose, negozio di ghiottonerie provenienti da tutta l’Italia, in corso Garibaldi. Trionfo di dolci pasquali per tutti i gusti e… di tutti i colori.
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