Vi devo svelare un segreto, ma lo faccio sottovoce, perché sono sicuro che l’interessata non ne sarà particolarmente entusiasta: scrivere è un terribile vizio di famiglia, soprattutto del ramo materno. Scriveva con molta facilità e uno stile personale e arguto la nonna, scrive ( inutile che vi dica come, lo vedrete…) la mamma. A sua insaputa (va di moda, no? Speriamo senza conseguenze, soprattutto per me!), vi propongo qui di seguito un simpatico pezzo che è stato pubblicato sul numero di Natale del giornalino della Pro Loco del mio paese. Per amore della verità, vi devo dire che ho scelto questo pezzo perché è in tema, non perché qui l’autrice abbia dato il meglio di sé! L’argomento è volutamente leggero e il vero essere della mia genitrice, che ama definirsi, con malcelata civetteria, “vecchia signora” esce solo qua e là. Per farvi capire con chi ho a che fare e per giustificare la mia affermazione fra virgole, voglio chiarirvi che lei usa per sé il termine “vecchia”, perché ritiene “anziana” un brutto eufemismo (e va avvalorando la sua scelta con l’origine etimologica dei due termini!). Per quanto riguarda, poi, il “signora”, sostiene che, se meritato, è il più bello dei titoli da far precedere al nome e cognome di una persona nella vita di tutti i giorni, al di là dell’ambito lavorativo. E lo dice anche se è laureata…
Penso che il quadro sia sufficientemente chiaro, almeno per questa volta.
FACCIAMO I DEBITI SCONGIURI, SE VOLETE, MA ANDIAMO AVANTI…
Il 2015 sta per chiudersi mentre venti terribili soffiano intorno a noi, vicino a noi, in mezzo a noi… E noi che abbiamo avuto la grande fortuna di non conoscere tempi di guerra, in questi giorni di novembre ci siamo sentiti in guerra e abbiamo provato, e forse proviamo ancora, paura.
Per regalarvi un po’ di leggerezza, ho raccolto una serie di riti scaramantici; alcuni sono nostre tradizioni, altri vengono da lontano…(Ma esiste ancora davvero il “lontano”?!)
Non costa niente metterli in pratica ed io ve li propongo come un gioco…Il fine, e cioè sperare che l’anno che sta per iniziare sia migliore di quello che sta per finire, giustifica i mezzi e in questo caso non facciamo danno a nessuno, se non, seguendone alcuni, alla nostra linea. La dieta, è ovvio, dopo il 6 gennaio! Le feste natalizie voglion dire piatti ricchi… Almeno quelli!
• Portate in tavola lenticchie, zampone o cotechino: le lenticchie portano soldi, in quanto somigliano alle monete; il maiale simboleggia l’abbondanza.
• Non servite, invece, “piume” (anatre, tacchini, capponi…): portano sfortuna.
• Usate peperoncini rossi per insaporire e decorare: è un classico scaccia-guai.
• Prevedete per ogni invitato, la sua saliera: passarsi il sale è da molti considerato un modo di chiamare la sfortuna. (Consiglio personale: considerato che il sale fa male, abolitelo dalla tavola di Natale: sarà più semplice prepararla e potrete vantarvi di essere dei salutisti convinti!) Però, non dimenticate che…
• Bisogna regalare sacchettini di sale agli amici: scacciano le negatività.
• Inserite spighe di grano nel centrotavola e mettete una monetina sotto il piatto di ciascun commensale: è un modo poco costoso e semplice per augurare a tutti fortuna e benessere.
• Brindate con dei chicchi di melagrana nel bicchiere: rito beneaugurante che porta prosperità
• Mangiate un acino d’uva a ogni rintocco della mezzanotte: è un’usanza rubata agli Spagnoli ed è di buon augurio per le finanze. Da noi si estende a tutta la giornata del primo Gennaio: “Chi mangia uva a Capodanno, conta quattrini tutto l’anno”
• Accendete sulla tavola tre candele: una rossa (amore), una verde (fortuna), una bianca (contro gli spiriti maligni). Fra l’altro, sarà più facile che vi giudichino patriottici, non superstiziosi!
• Mangiate un dattero e conservate il nocciolo nel portamonete: buon augurio per le finanze (usanza nordafricana). Stesso risultato si raggiunge, in modo più “nostrano”, tenendo in tasca monete o grano.
• Cucinate un piatto a base di Kuromame (fagiolo di soia nera): buon auspicio per la salute e per il lavoro (usanza giapponese).
Cenone ipercalorico, ma porta-bene, dunque… Per completare l’opera, presentatevi a tavola vestiti di rosso, il colore del fuoco e quindi simbolo di energia, fortuna e successo (ma sappiate che è bianco in Brasile e giallo in Perù). Il fuoco, e tutto ciò che esso rappresenta, va richiamato non solo nel colore degli abiti; perciò chi ha un camino lo accenda, agli altri basterà una candela.
E ancora: non può mancare il vischio, potente scaccia spiriti maligni secondo i druidi, ma lo stesso obiettivo si raggiunge aprendo una finestra in una stanza buia, stappando con il botto o suonando campanelle…
E se proprio volete esorcizzare tutti i cattivi presagi, ecco ancora qualche usanza straniera:
• inchinatevi sette volte al nuovo anno, come fanno in Danimarca,
• attingete acqua a una fontana e bevetela il giorno dopo, come usano fare in Polonia,
• bruciate il calendario dell’anno vecchio, seguendo l’abitudine tedesca,
• fate gli auguri agli animali di casa, come succede in Romania…
Infine, un consiglio per le ragazze che sognano di sposarsi (ce ne sono ancora, ve lo assicuro!). Lanciate una scarpa (suggerisco di lasciar perdere una tacco 12 e optare per una ballerina!) contro la porta di casa. Se cadrà con la punta rivolta verso l’uscio, nozze in vista! Dimenticavo, questa è una tradizione tutta made in Italy.
Chiudo augurando a tutti salute, pace e lavoro, sagge parole finali di una semplice preghiera di famiglia che la nonna faceva recitare ogni mattina e sera ai suoi numerosi figli quand’erano piccoli, mia madre a me ed io a mio figlio.
Di cosa c’è più bisogno in questo mondo, oggi come ieri?
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