Come ogni anno, verso la fine di Ottobre si è svolta all’Università Bocconi la Lezione “Giorgio Ambrosoli“, in memoria dell’avvocato ucciso negli anni settanta per aver combattuto la mafia. Questo evento è organizzato dal Centro di economia monetaria e finanziaria Paolo Baffi in collaborazione con l’associazione civile Giorgio Ambrosoli e in passato ha visto la partecipazione di personaggi illustri, come il procuratore di Roma, Pignatone, il capo della Polizia, Pansa, la presidente della Rai, Tarantola, e il procuratore nazionale antimafia, Roberti. Quest’anno è intervenuto Raffaele Cantone, presidente dell’autorità nazionale anti corruzione e magistrato.
Prima degli interventi dei relatori, c’è stato il saluto introduttivo del rettore della Bocconi, Andrea Sironi, che ha sottolineato “l’importanza di tenere viva la memoria di questa grande figura, uccisa dalla mafia, soprattuto tra i più giovani. Ricordo che la collaborazione tra la nostra Università e l’associazione Giorgio Ambrosoli si manifesta in contributi tramite l’associazione a studenti meritevoli, anche delle scuole medie e superiori”. Parlando dell’importante ospite, ha affermato che è “un particolare piacere e onore avere qui con noi Cantone, che sta svolgendo ruolo cruciale nel Paese e col quale in passato abbiamo anche collaborato.”
Terminato il breve intervento del Rettore, è intervenuto Umberto Ambrosoli, a nome dell’associazione civile intitolata a suo padre. L’avvocato ha ringraziato l’Università Bocconi e il centro Paolo Baffi per aver organizzato anche quest’anno l’evento e ha definito il padre e il governatore della Banca d’Italia “esempi di come non ci si debba arrendere attraverso le diverse sfere di responsabilità e un genuino amore verso la collettività.”
Si è entrati, quindi, nel vivo del dibattito con Masciandaro, direttore del Centro Paolo Baffi, che chiarito di “aver escluso l’approccio accademico.“. Il docente bocconiano ha definito Ambrosoli e Baffi “servitori dello Stato, addirittura fino all’estremo sacrificio Ambrosoli e con gravi conseguenze per Baffi. Furono vittime di una sorta di cannibalismo istituzionale, dove un pezzo dello Stato ne attacca un altro, fenomeno che si manifesta nelle persone non nelle istituzioni. ” Masciandaro ha continuato sostenendo che “è purtroppo presente un deficit di cultura finanziaria e deficit delle istituzioni con un forte rischio di danni reputazionali. Per esempio, dal caso della banca di Spoleto è scaturito immediatamente un giudizio negativo sulla banca d’Italia. Questo sinallagma è sbagliato e c’è il rischio che qualcuno ci cada di nuovo. Bisogna perciò fare molta attenzione a questi corto circuiti.”
Anche Cantone ha iniziato parlando di Ambrosoli, ritenendolo “figura simbolo della nostra storia, anche se è stato necessario un film per farlo conoscere al grande pubblico. Purtroppo, come disse Saviano, a volte quasi bisogna giustificare le ragioni per cui si una persona è stata uccisa. La storia, però, ha fatto giustizia e il ruolo di servitore a schiena dritta è stato riconosciuto in pieno ad Ambrosoli. Lui è un esempio concreto delle tante energie presenti nella società civile, che purtroppo spesso non vengono interpellate.” A questo punto, il presidente dell’Autorità Nazionale Anti Corruzione, ha voluto ricordare il caso di Giovanni Falcone, “accusato di bloccare l’economia siciliana per avere incriminato tanti imprenditori. Purtroppo ci sono voluti anni per dimostrare che non era affatto così, eppure si verificò la discesa in campo di pezzi rilevanti del mondo sindacale, politico e dei media. Era passata, infatti, l’idea che il controllo fosse sinonimo di impedimento e, perciò, chi provava a far rispettare le regole nella miglior delle ipotesi era considerato un rompiscatole nella peggiore uno che arrecava danni al sistema economico. Perfortuna, questo meccanismo in parte è cambiato e, anzi, ora viene amplificato il ruolo dei sistemi di controllo. Il ruolo dei media è inevitabilmente molto importante”
Raccogliendo l’invito di Masciandaro, Cantone parla delle classifiche della corruzione, sostenendo un po’ a sorpresa che “le valutazioni sull’impatto economico sono risultate fallimentari. Per esempio, i 60 miliardi di costo della corruzione rappresenano una cifra senza alcun fondamento, in quanto gli effetti diretti di lungo periodo sono per loro natura di difficile valutazione.” Il presidente dell’ANAC rafforza la sua tesi, affermando che “non esiste alcun vero criterio scientifico per valutare la corruzione. Per le classifiche si parla spesso di corruzione percepita, che però varia molto da zona a zona e da persona a persona, com’è ovvio che sia. Per tutto questo sono molto scettico sulle classifiche della corruzione. Certamente, è un sintomo di malattia se la percentuale della corruzione percepita è alta o molto alta”.
A questo punto, il direttore del Centro Paolo Baffi ha parlato della misura del Governo sul tetto all’uso del contante, criticandola e dichiarando che “sono state usate giustificazioni deboli per difenderla. Capisco, tuttavia, che lasciare il tetto a mille o addirittura abbassarlo sarebbe stato politicamente costoso“. Cantone ha spiegato che “il vizio peggiore è continuar a intervenire sul diritto tributario, che così diventa un sistema molto farraginoso. Per poter esser applicate e rispetate, le regole devono esse stabili. Così si manda un
manda un messaggio sbagliato ai cittadini; inoltre, se si cambia radicalmente idea, andrebbe almeno spiegato il motivo.” Sempre su questo argomento, il presidente dell’ANAC ha affermato che “il problema non è tanto l’aumento dell’evasione, quanto piuttosto il controllo di chi non utilizza il contante“.
Cantone ha chiuso con parole pesanti verso l‘Unione Europea, sostenendo infatti che “c’è un rapporto difficile con Europa, in quanto si fa fatica a far passare le misure di confisca, deliberate nel nostro Paese.” Il magistrato ha argomentato la sua tesi con alcuni esempi: “la Germania ha voluto negare il problema della mafia finchè non c’è stata la strage, in quella Nazione inoltre non c’è alcuna autorità anti corruzione. Anche in altri Paesi del nord Europa, tra cui l’Inghilterra, manca la giusta sensibilità verso la lotta alla corruzione. Tutto ciò sebbene a noi venga chiesto davvero molto su queste importanti tematiche.”
Parole davvero forti da parte di Cantone, in particolare queste ultime, che dovrebbero far riflettere su un’Unione Europea che sembra davvero non accorgersi dell’importanza della lotta alla corruzione e soprattutto alla mafia, da attuare facendo squadra tra i vari Stati membri.
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